Torino, come luogo abitativo, lavorativo, polo culturale e sociale, di scontro e di incontro, riflette tutte le sue particolarità, le sue insidie e le sue contraddizioni non solo su un piano di tipo economico sociale ma anche architettonico-strutturale. Il contrapporsi di spazi abitati, vivi e pieni, e di grandi edifici abbandonati (in tutti i sensi del termine) la cui concentrazione aumenta sempre di più allontanandosi dal centro e che non vengono più utilizzati – ma che vengono rivissuti e “ri-edificati” da chi nella nostra attuale società risulta essere invisibile- sono una parte caratterizzante del playground torinese e della sua conformazione. Il centro del nostro racconto e della mostra, grafica e fotografica, parte proprio dallo studio delle strutture in stato di abbandono, nella loro sussistenza materiale e distribuzione geografica nella città. Spesso riabitate in maniera considerata legalmente abusiva, la nostra intenzione è quella di osservare i mutamenti e le stratificazioni intercorse nel tempo sul loro corpo, quasi si trattasse di una lente d’analisi di archeologia industriale, partendo dalle ex-fabbriche in corso Novara fino alle abitazioni di Barriera di Milano abbandonate e ri-vissute secondo nuovi usi. Spazi che, come nei giochi dei bambini, vengono ricostruiti e ristrutturati senza norme e senza la percezione di pericolo, creando mondi fantastici e spesso estranei, o meglio invisibili (come chi d’altronde li abita) alla statica normalità torinese. L’idea del muro che isola lo spazio interno da quello esterno ci permette di utilizzare lo sguardo curioso dei bambini per immaginare, creare e re-inventare, dando nuovi sensi e significati ad edifici abbandonati e spesso vuoti con una storia tutta da costruire.
L’evento è promosso da Strabarriere.
EspongonoFrédérique Gélinas, Pietro Mellano, Marianna Bucchioni, Francesca Sapey, Anna Micol Tropeano, Roberta Longo, Simone Nebbia, Carlotta Gambino, Andrea Loi.