Forme, colori e monogrammi da indossare: i capi di abbigliamento sono una delle principali forme di comunicazione visiva della società moderna. A ben vedere, il graphic design guarda alla brand identity come il fashion design all’identità personale. Dal pattern all’abito, parafrasando Rogers, l’abilità dei graphic e fashion designer risiede nel tradurre valori e messaggi in termini visivi e materici, con la particolarità per i secondi di avvalersi di un medium vivente e sempre diverso: il corpo umano. Ne risulta una comunicazione “umanamente” generativa, in cui lo stesso capo assume un significato pressoché unico a seconda delle diverse forme, cromie, posture, gestualità e intenzioni del corpo che veste. Al tempo stesso, ciò che indossiamo ha un fortissimo impatto su come ci sentiamo e comportiamo, e quindi su quello che comunichiamo, a noi stessi e agli altri.
Se dunque vestire e vestirsi è comunicare, quali forme e colori far indossare agli adulti per risvegliare il proprio bambino interiore? E ancora, a quali immagini “dare corpo” per rappresentare le istanze delle nuove generazioni? A partire da questi interrogativi e nell’ambito del tema del festival, la mostra nasce con l’intento di indagare cosa può dire il fashion design ai bambini o a proposito dei bambini.
In mostra i lavori di LĀU Clothing, Face This e i lenticular projects di Antoine Peters.
Orari:
inaugurazione 23 settembre ore 18.00-23.00
lunedì-venerdì ore 16.00-20.00
sabato-domenica ore 10.00-20.00
1° ottobre ore 10.00-23.00