La breve storia di quasi tutto

All’interno di Spazio Musa sarà realizzata la prima personale dell’artista Lucio Schiavon.
Autentico flaneur dell’illustrazione, ama aggirarsi nei meandri della sua immaginazione portando a spasso per il foglio matite e pennelli, anzi sguinzagliandoli in un tratto immancabilmente istintivo e vitale. L’animo lagunare lo rende naturalmente incline alla rappresentazione del possibile, dell’inaspettato, dell’immaginario. La caleidoscopica densità delle sue illustrazioni è un invito a perdersi, per ritrovarsi. E pur dando vita a composizioni ricchissime e vivaci, per lui disegnare è un esercizio di sottrazione: l’azione quotidiana attraverso cui può ordinare e filtrare l’inevitabile caos del suo archivio mentale di pensieri e immagini, anche grazie all’imprescindibile accompagnamento musicale, che dà ritmo al suo segno.
Fra i suoi soggetti più ricorrenti, le Città Immaginarie, spazi urbani psicogeografici che invogliano ad una rigenerante deriva dello sguardo. Interpretato in senso sociologico, il suo linguaggio visivo ha un potere che si direbbe “degentrificante”: rese come vere e proprie giungle di dettagli, motivi e sovrapposizioni cromatiche, le sue città permettono a ciascun visitatore-osservatore, nessuno escluso, di trovare la sua collocazione ideale, con vista sullo skyline della propria interiorità.

La mostra si apre con una sezione dedicata al tema Kids e realizzata ad hoc per il festival; segue una retrospettiva sull’opera di Lucio Schiavon.

Orari:
inaugurazione 21 settembre ore 18.00-23.00
lunedì-venerdì ore 16.00-20.00

sabato-domenica ore 10.00-20.00

INTERSPAZIO: La distanza minima

Recontemporary, il primo spazio indipendente in Italia dedicato alla video arte e ai new media, presenta il lavoro dell’artista Gianfranco Maranto. Un’indagine sullo spazio e tempo, dettata da ritmi geometrici e colori si incontrano per creare nuove prospettive.

Prediligendo come materiali della sua ricerca varie tipologie di nastro adesivo, carta, tetrapak, ceramica, legno e alluminio, indagandone le proprietà visive e materiche, l’artista riflette sul concetto di struttura, architettonica e luminosa. Nelle sue opere la sintesi geometrica incontra la precisione e la pulizia del segno, in una costante riflessione sul tempo del fare pittorico e sul dialogo che scaturisce tra l’opera e l’ambiente con il quale essa si relaziona. Nella creazione di video ha scelto di utilizzare programmi molto datati, come ad esempio Paint, per ottenere in realtà risultati sofisticati che diano vita a situazioni sinestetiche.
La mostra è visitabile con i seguenti orari:
dal mercoledì al sabato ore 15.30-22.00

La gabbia

Al centro di una stanza buia una gabbia per uccelli scende dal soffitto: è illuminata soltanto dal fascio bianco del proiettore, la sua ombra giganteggia immobile su una delle quattro pareti.
La gabbia è posta leggermente sopra le teste dei visitatori che sono chiamati a toccarla e a scuoterla per attivare l’installazione.
Il gesto non è analizzato nel mondo reale, ma nella sua rappresentazione nel mondo delle ombre, lo spettatore agisce sulla gabbia ma la reazione si concretizza nel mondo impalpabile delle ombre richiamando un rapporto simile a quello di metessi tra il mondo reale e quello delle idee.
Le idee e i pensieri spronati dallo spettatore escono dalla gabbia e si concretizzano nell’ombra di un uccellino che vola verso la libertà appena acquisita.

L’evento è promosso da auroraMeccanica.
In collaborazione con auroraMeccanica.
Espongono: auroraMeccanica.

Blue Boy

Le opere di Alessandro Caligaris raccontano la sua prolifica ricerca pittorica la quale sperimenta e intreccia incessantemente talune espressioni estetiche spaziando, in maniera originale e unica, dalle tecniche classiche, quali acquerello e olio, all’illustrazione grafica su carta e su parete, grazie alle opere di muralismo contemporaneo realizzate sul territorio nazionale e non.

A quattro anni dalla sua prematura scomparsa, questa esibizione propone una serie di lavori che abbracciano alcuni degli ambiti di indagine del lavoro dell’artista. L’incredibile abilità manuale manifesta nelle sue raffigurazioni mescola tecniche tradizionali e moderne scegliendo un approccio fortemente metaforico, ricorrendo quindi all’ambito iconografico e oscillando tra rimandi teologici classici, a visioni, talvolta, distopiche approcciate dal punto di osservazione allegorico.

I simboli da ricercare dentro i suoi personaggi caricaturali assumono forme minuziosamente dettagliate grazie alle eclettiche citazioni della tradizione. Riferimenti concreti e rimandi storico-politici si uniscono ai richiami della cultura pop moderna, alternando, in un dialogo mai banale, elementi compositivi risalenti alla storia dell’arte europea di matrice rinascimentale e barocca alle illustrazioni grafiche e fumettistiche. L’esercizio creativo, in continua oscillazione tra un ordinato disordine stilistico e uno squilibrio costante, permette una sperimentazione che coniuga il suo percorso accademico a quello formativo di arte terapeuta sfociato nella creazione della graphic novel Blue Boy. L’opera affronta il tema dell’autismo, disturbo del neurosviluppo, al quale Alessandro si impegna per aprire un dialogo inclusivo attraverso un percorso per immagini rivolto ad adulti e bambini.

Mostra retrospettiva a cura di Claudia De Giorgis/Associazione Pigmenti.

 

Neologia

Una vetrina dedicata ai progetti realizzati da giovani designer e illustratori italiani under 30, innovativi, sperimentali e caratterizzati da una contaminazione stilistica e di linguaggi. La mostra è l’esito di una call ideata da Graphic Days® che ha selezionato 100 lavori all’interno di 4 categorie: Motion Graphic, Poster Design, Editorial Design e GIF.

Il progetto Neologia è finalizzato alla valorizzazione dei giovani talenti italiani nel mondo del visual design di oggi, dando vita a una rete nel panorama della cultura visiva in Italia e promuovendo i nuovi linguaggi e le sperimentazioni della comunicazione visiva.
Così come nel lessico, il termine “neologia” indica il processo di arricchimento attraverso la creazione di nuovi vocaboli ed espressioni, allo stesso modo, l’iniziativa intende mettere in primo piano la capacità dei giovani progettisti di abbracciare stimoli, talvolta esterni al mondo del design, reinterpretandoli e facendoli confluire in nuove forme e orientamenti.
I neologismi nella cultura visiva comunicano in maniera non codificata e, come i nuovi vocaboli, rispondono alla necessità di denominare le trasformazioni del mondo, i progressi della conoscenza, la nascita di realtà, concetti, sensibilità o comportamenti nuovi.

Il progetto non si limita all’esposizione dei 100 vincitori, ma prosegue on line dando vita a un osservatorio dinamico che raccoglie tutte le proposte più meritevoli con l’obiettivo di promuovere la qualità e la ricerca dell’inedito nel mondo del visual in Italia.
Il concetto di “italianità” non è definito da un confine geopolitico, quanto dal senso di appartenenza. I nuovi linguaggi italiani, caratterizzati da contaminazione tra diverse discipline, tra digitale e analogico, non nascono solo da chi è nato in Italia, ma anche da chi ha assimilato la cultura italiana. Il concetto che si vuole promuovere non è quindi meramente legato alla cittadinanza, al luogo di nascita o di residenza, ma piuttosto al legame che si crea con una cultura e con il suo territorio.

Orari:
inaugurazione 23 settembre ore 18.00-23.00
lunedì-venerdì ore 16.00-20.00
sabato-domenica ore 10.00-20.00
1° ottobre ore 10.00-23.00

 

Cromoblock – Painting-sculpture hybrid remodulable

Cromoblock è un progetto dell’artista Riccardo Ten Colombo: su tavole magnetiche, triangoli equilateri e triangoli rettangoli in ferro verniciato con colori industriali si dispongono secondo un preciso disegno ideato dall’artista, a formare composizioni di cubi e parallelepipedi che si stagliano e pare fuoriescano dal fondo nero, grazie alla illusione tridimensionale che il loro assemblage restituisce allo sguardo.
Una potenza plastica ed una energia dinamica, unite a una notevole politezza formale, rendono questi lavori magnetici anche per lo sguardo che viene attratto all’interno del campo generatore di forme, e al contempo chiamato ad analizzarne il processo compositivo. Ma la seduzione visuale attira il riguardante per invitarlo ad un intervento a sua volta generativo: gli elementi compositivi possono essere scomposti e rimodulati sulla tavola che li attira e compone. La percezione e l’esperienza visuali chiedono una reazione interattiva allo spettatore, chiamato a fruire l’opera dinamicamente e liberamente.
Cosa accadrà?
Neppure l’artista può saperlo: l’opera, messa al mondo dalla sua capacità ideativa e costruttiva, può essere ogni volta trasformata, rimessa al mondo da chi la possiede.
Progetto e caso, libertà e regola, manualità e tecnologie – Riccardo Ten Colombo studia da 4 anni questo progetto e ha creato un piccolo laboratorio di verniciatura nel proprio studio per poterne seguire le fasi di realizzazione, garantendo così all’opera un indiscusso valore artigianale di elevata qualità e autorialità comprovata – sono gli elementi dinamici e gli opposti che si riuniscono in questo progetto. Che ci riporta a una dimensione, anzitutto, di possibilità ludica: in un certo senso, quel fondo nero è uno schermo tra passato e presente, un luogo germinale dal quale, come dalla nostra memoria, possiamo rievocare ancora i ricordi di quando, sdraiati su un tappeto, componevamo forme e immaginavamo mondi.
Un messaggio di altissimo valore, soprattutto oggi, in un momento in cui le speranze progettuali devono essere tenute in costante allerta, per immaginare nuovi modi di costruire e vivere l’ambiente e la relazione con sé e con l’altro.
In questa direzione, oltre che per l’inevitabile rimando formale, Riccardo Ten Colombo si pone quale giovane artista italiano che cammina lungo un percorso tracciato dalle correnti storiche di ascendenza astratto-costruttivista: come non sentire, in questo accorto uso dei colori che sono così presenti in tutta l’indagine di Colombo, e vieppiù in questo progetto sin dal titolo, un’eco dei canti dei colori nelle forme di Kandinskij, quando all’inizio del XX secolo chiedeva agli artisti di ascoltare il proprio tempo e di farlo risuonare in una ricerca capace di elevarsi spiritualmente?
Tra la Russia e la Germania, le sue teorie furono tra gli insegnamenti di quella “casa del costruire”, la Bauhaus, dove si voleva dire a tutti che l’arte è uno strumento di costruzione sociale, un modo concreto per immaginare e fare un nuovo mondo, democratico, fertile di ingegni e di pace. Dall’Olanda, i visionari fondatori del Neoplasticismo a colpi di quadrati e triangoli, colori primari e sferzate lineari di nero, componevano opere, oggetti, ambienti; ancora in Russia, riduzione cromatica, sensibilità plastica e una incommensurabile tensione metafisica erano alla base della straordinaria invenzione di Malevich: quadrati, ma anche altre forme, si stagliavano bianchi su fondo nero, neri su fondo bianco. E i colori erano mattoni di un progetto comunitario, quello del Costruttivismo, visionari quanto la torre spiralica della Terza Internazionale.
In Francia, intanto, c’era chi sceglieva di sorvolare i tetti di Parigi, e di scomporre le sue meravigliose architetture in forme esatte e compenetrantesi – Delaunay; poi vi fu chi, dall’Ungheria, a Parigi arrivò con un Manifesto Giallo, a raccontare come l’arte potesse diventare percezione, cinetismo, griglia mutevole di forme e combinazioni – Vasarely.
Ma questa è già l’origine della seconda generazione di artisti che del rapporto tra astrazione, geometria, colore, scienza della visione e nuove tecnologie fecero un progetto sociale, internazionale, etico, prima ancora che estetico: le neo-avanguardie programmate e cinetiche degli anni Sessanta sono tutte presenti nell’opera di Riccardo Ten Colombo. Nei suoi Cromoblock ritroviamo i giochi serissimi di Munari e di Mari, gli spazi pulsanti e mutevoli di Colombo, le combinazioni magnetiche di Varisco, ma anche, Oltralpe, le cristalline fantasie di Max Bill, e le coraggiose visioni di Ivan Picelj e Vjenceslav Richter, fondatori a Zagabria di quel movimento internazionale che si chiamò Nuove tendenze.
Riccardo Ten Colombo è figlio del suo tempo, però: si porta una lunga storia dell’arte non sulle spalle, ma nel cuore; vuole che la sua opera possa essere di tutti: per questo la lascia campo aperto alla scoperta e alla trasformazione. E d’altra parte sa, anche, che l’opera d’arte è un valore: per questo crea dei pezzi unici, che potranno essere sì scomposti e trasformati da chi li possiede, in infinite variazioni. Ma, attraverso il documento di autenticazione che accompagna ogni opera, questa potrà tornare ad essere, se il suo proprietario vorrà cimentarsi, originaria immagine pensata dall’artista. Arricchita dal gesto creativo di ciascuno di noi. Un’opera in mutamento, un’opera eterna.
Testo di Ilaria Bignotti

Inaugurazione:
15 settembre ore 18.00

Orari:
lunedì-sabato ore 17.00-21.00
domenica 25 settembre e domenica 2 ottobre ore 17.00-21.00

Fluo Lit Up Books

Fluo – Lit up Books è una mostra che raccoglie 130 libri fluorescenti, provenienti da diverse parti del mondo e realizzati negli ultimi dieci anni, a testimonianza di una delle tendenze più recenti, interessanti e originali dell’editoria per bambini. Frutto di un’approfondita ricerca e sperimentazione grafica e di stampa, gli elementi fluorescenti sono diventati parte strutturale dei libri in cui vengono utilizzati. La mostra affronta il lato tecnico della colorazione Fluo, offrendo ai visitatori l’opportunità di scoprire strumenti innovativi e nuove strade creative. Molti dei libri riuniti nella mostra sono di autori acclamati come Oliver Jeffers, Isabelle Arsenault, Shawn Harris e BB Cronin, solo per citarne alcuni. Altri sono di illustratori emergenti come Allison Colpys, Young Lee, Sarah Mazzetti, Aurore Petit, Alice Piaggio, Anna Pirolli, Emily Rand e Marie Tolman.

Presentata all’ultima edizione della Bologna Children’s Book Fair e curata dall’Accademia Drosselmeier, Fluo Lit Up Books è la prima mostra a inaugurare un percorso nuovo ed un approccio multimodale all’universo del libro illustrato, in collaborazione con autori, editori, stampatori, storici dell’illustrazione e critici.

Orari:
inaugurazione 23 settembre ore 18.00-23.00
lunedì-venerdì ore 16.00-20.00
sabato-domenica ore 10.00-20.00
1° ottobre ore 10.00-23.00

 

Oltre i Margini

Lavorando in ambito creativo siamo spesso abituat* a relazionarci con la nostra immaginazione e a porci nei confronti del nostro lavoro con un approccio ludico. La maggior parte della popolazione adulta, però, viene spinta a mettere da parte questo aspetto di sé e a focalizzarsi su un approccio più razionale.

Come possiamo permettere a persone comuni di accedere al loro lato creativo e artistico?
BE.POLAR Studio presenta una mostra di “non-artisti” dedicata alla tecnica del collage, con l’idea di abbattere il limite della raffigurazione e le difficoltà generate dalla mancanza di tecnica, arrivando a maneggiare il pensiero con la creatività tipica di un* bambin*.
Rappresentazioni grafiche, fotografiche e multimediali realizzate da chi cerca di andare Oltre i Margini della propria immaginazione.

L’evento è promosso da BE.POLAR Studio. 
A cura di: Marta Grillo, Elena Lucarno, Federico Conti, Diego Dominici.

Orari:
sabato 17 settembre: 14.00-24.00
domenica 18 settembre: 10.00-20.00

Giocare con l’identità di genere e l’identità sessuale

Tutto nasce da una storia poco nota degli anni ‘80, quando i colori rosa e azzurro vennero arbitrariamente attribuiti ai generi.

Questo è il pretesto che spinge ad una riflessione più grande: “Potrebbe l’essere umano evolversi, se comprendesse appieno la differenza tra i concetti di genere e identità sessuale?”
Il mito degli ermafroditi ci racconta che Zeus ebbe paura degli uomini quando erano coppie “complete” e quindi li divise lasciandoli alla perenne ricerca dell’anima gemella.
Nel mito, le “coppie”, quali che fossero i generi, erano forti, al punto da sfidare gli dei.

Quindi può essere vero? Possiamo noi esseri umani, riconoscendo che differenza di genere e identità sessuale sono due cose diverse, evolverci e creare una società più forte? 

Associazione Culturale Docks Dora ha ideato una caccia al tesoro a cui chiunque può partecipare, un viaggio nei sotterranei e nei corridoi nascosti dei Docks Dora, dove pannelli in stile “detective” collegheranno vari indizi, suggerendo la fermata successiva.

La sfida per gli artisti è realizzare una narrazione a più livelli che crei un’esperienza leggera e spensierata per i più piccoli e importanti spunti di riflessione per gli adulti.

L’evento è promosso da Associazione Culturale DOCKS TORINO DORA.
Espongono: Stefano Roggero, Ludi Bi, Piume Animate, Leo Poldo, Diego Dominici, Fabiana Macaluso, Chiuto, Osvaldo Neirotti

MetaLamps – Portali per il Metaverso

In un era dove il digitale domina la nostra vita quotidiana nascono le Metalamps, punto di incontro tra Mondo Analogico e Digitale.
La fluidità di vivere simultaneamente tra cellule e bit, il dinamismo che ne consegue e l’interazione a 360 gradi sono elementi carattersitici della mostra MetaLamps – Portali per il Metaverso.
Tramite tre lampade analogiche si avrà accesso ad un mondo digitale: tre portali che faranno da contatto fra due diverse realtà.
No click, No swipe, No share: stupisciti del mondo, interagisci con esso grazie al tuo smartphone.
Scarica l’applicazione Aria App, inquadra le lampade da qualsiasi angolazione e goditi la mostra con uno spritz in mano.
Lampade acquistabili in tiratura limitata.

L’evento è promosso da faze_logos.
In collaborazione con Just Lux srl – Landolux, Le Panche Cocktail Bar.
Espone: faze_logos.

as-so-cià-re

as-so-cià-re è aggregare, unire, consociare. Il suo contrario è allontanare, escludere, respingere.
Associare è fare partecipe qualcuno di un’attività e quel qualcuno è un bambino.
Un concetto fondamentale che, nella sua fase di apprendimento, determinerà i passi più importanti della sua crescita.
Ma chi ha il compito di aggregare, rendere partecipe? L’adulto che, nelle sue numerose e svariate distrazioni, ha il delicato compito di aiutare il bambino a creare associazioni di colori, figure e spesso emozioni, che allenano e facilitano la sua comprensione.
L’adulto quindi come un Alfabetiere, un alfabetiere mai uguale, modificato dal tempo ed influenzato da esperienze e stati d’animo. Un alfabetiere tra tanti altri alfabetieri distratti e sempre in continua mutazione ma, fondamentalmente, tutti con lo stesso scopo: aiutare ad as-so-cià-re ed essere inconsapevolmente associati.
L’alfabetiere può rendere più o meno elastico e divertente il ragionamento di un bambino e noi alfabetieri non dobbiamo dimenticarlo.

as-so-cià-re ha quindi l’obiettivo di sensibilizzare le persone nei confronti del ruolo che svolgiamo nella crescita di un bambino.
as-so-cià-re è Produzione di oggettistica per bambini, Esposizione di stampati grafici coordinati ed Installazione ideata per coinvolgere e trasformare il pubblico che la visiterà da passivo ad attivo.

L’evento è promosso da Herman Studio.

THE CHILDREN, FOR CHILDREN.

Da piccoli, tutti abbiamo sicuramente giocato con i famosissimi “chiodini”, che nascono proprio a Torino, nel 1953, dall’ingegno di Alessandro Quercetti.

Il Chiodino Quercetti c’è ancora, ma non è più solo un gioco per bambini.
Si è adattato ai tempi ed è cresciuto per rivolgersi anche agli adulti tramite la Pixel Art, un gioco di composizione con cui riprodurre quadri, foto e ritratti con i chiodini.
Lo studio partenza di questo gioco è fortemente legato al mondo della fotografia. Si basa infatti sul principio di miscela ottica.
L’occhio umano è in grado di raccogliere le frequenze emesse dai colori dei chiodini, producendo dei segnali che passano ai neuroni.
I neuroni li codificano, traducendoli in altri colori. L’occhio umano combina questi segnali creando l’illusione di vedere altre tinte e sfumature, in realtà non presenti fra i 6 colori dei chiodini usati per realizzare l’opera.

Attraverso la Pixel Art di Quercetti e due Visual-art 3D, verranno realizzati due mosaici, in edizione limitata, di dimensione 74x66cm.

Durante la giornata di In the city, il pubblico sarà invitato a “giocare” inserendo i chiodini per completare le opere che, una volta ultimate, verranno svelate al pubblico.

I temi trattati nei due “Visual-art” si soffermano sul mondo dei più piccoli, esaltandone particolari concetti e preconcetti.

I due mosaici in Pixel Art, grazie alla collaborazione con Next Exibithion, verranno messi all’asta. Il ricavato sarà poi devoluto in beneficenza in favore di associazioni che operano nel mondo dell’infanzia.

L’evento è promosso da Next Exhibition, Nova Visualis e falcone.studio in collaborazione con Quercetti & C Spa.
Espongono Gabriele Falcone, Nova Visualis e Next Exibithion.

A.I. meets Kids

L’intelligenza artificiale (A.I.) non è mai stata così attuale e alla portata di tutti come oggi.
AION Collective sperimenta in questa direzione, creando esperienze sonore e visive che integrino l’innovazione.
Nello studio il pubblico potrà giocare con questa oscura materia: costruire su Oculus Rift mondi digitali in Minecraft VR, creare illustrazioni digitali semplicemente descrivendole a parole, sperimentare l’immagine applicata al suono tramite un’esperienza interattiva che permetterà in base al movimento di alterare la componente visiva e sonora.

L’evento é promosso da AION Collective APS.
Si esibiscono: Francesco Zuccarello, Andrea Pacillo, Federico Turani.

GET UP KIDZ

A tag is a name is a tag
Scrivere il proprio nome è un istinto naturale, la prima cosa che viene insegnata a scuola e poi scritta sui banchi.
Regole dei graffiti: trovare uno pseudonimo, scriverlo col proprio stile, tanto e ovunque.

Si chiederà nei giorni precedenti ad alcuni bambini di reinterpretare un progetto murale di Truly Design.
“Every child is an artist. The problem is how to remain an artist once we grow up.” (Picasso)

Il loro approccio diventerà la bozza per realizzare insieme un’opera sulla facciata esterna di Truly Design Studio che sarà presentata in occasione della serata.

Un piccolo workshop per insegnar loro qualcosa, per imparare da loro qualcosa.
“It took me four years to paint like Raphael, but a lifetime to paint like a child.” (Picasso)

I graffiti sono il movimento artistico spontaneo che ha coinvolto più persone al mondo. Molti dei pionieri non erano neanche adolescenti quando in America iniziarono una rivoluzione estetica coi loro graffiti. Da più di mezzo secolo i graffiti fanno parte dell’estetica delle nostre città e hanno permesso a tanti di diventare artisti.

Verranno celebrati i graffiti insegnando ad un gruppo di bambini quello che la strada ha insegnato a chi è diventato writer.

L’evento è promosso da Truly Design.
Espone: Truly Design.

Piccoli immaginari sensoriali

La mostra presenterà il risultato di un progetto realizzato nel quartiere Mirafiori di Torino e dedicato ai doni che l’ambiente offre quali opportunità per improvvisare liberamente.
Il percorso parte da un’attività con i bambini del quartiere che, attraverso domande e risposte, hanno fatto emergere idee, riflessioni e sogni per affrontare il domani che non c’è ancora. Si improvvisa con la fantasia entrando in contatto con gli oggetti – sia naturali che artificiali – che troviamo nell’ambiente. I lavori realizzati presso Orti Generali, inseriti in una serie di poster, diventano un mezzo per trasmettere valori.
Il progetto prosegue con la realizzazione di un elaborato editoriale cartaceo – costituito dal racconto del progetto e dalle relative immagini – la produzione di un cortometraggio e l’allestimento di una mostra/installazione come contributo per Ortometraggi Film Festival.

Insieme agli altri si può condividere, divertirsi, imparare e interagire con il mondo di ognuno di noi.

L’evento è promosso da Matteo Baracco.
In collaborazione con Ortometraggi Film Festival.
Espone: Matteo Baracco.

Modelliamo il futuro

Una mostra che vuole rispondere a una domanda precisa: come immaginano il futuro coloro che lo plasmeranno? La risposta ci è stata data durante il workshop organizzato da Marcopolo in collaborazione con Novus Lab e Munlab “Modelliamo il futuro”, dove bambini dai 6 ai 10 anni hanno potuto inventare ciò che non esiste, progettare un oggetto del prossimo futuro. Una collezione di sculture in argilla per vivere il processo attraverso gli occhi e il racconto diretto dei nostri piccoli creativi, gli unici in grado di immaginare il futuro come solo un giovane Einstein potrebbe fare: senza freni.
La mostra resterà visitabile anche il 30 settembre dalle 10 alle 21.30.

L’evento è promosso da Marcopolo in collaborazione con Munlab e Novus Lab.
Espongono Gloria Puppi e Elena Carena.

Charlie e la Fabbrica di Torino

Torino, come luogo abitativo, lavorativo, polo culturale e sociale, di scontro e di incontro, riflette tutte le sue particolarità, le sue insidie e le sue contraddizioni non solo su un piano di tipo economico sociale ma anche architettonico-strutturale. Il contrapporsi di spazi abitati, vivi e pieni, e di grandi edifici abbandonati (in tutti i sensi del termine) la cui concentrazione aumenta sempre di più allontanandosi dal centro e che non vengono più utilizzati – ma che vengono rivissuti e “ri-edificati” da chi nella nostra attuale società risulta essere invisibile- sono una parte caratterizzante del playground torinese e della sua conformazione. Il centro del nostro racconto e della mostra, grafica e fotografica, parte proprio dallo studio delle strutture in stato di abbandono, nella loro sussistenza materiale e distribuzione geografica nella città. Spesso riabitate in maniera considerata legalmente abusiva, la nostra intenzione è quella di osservare i mutamenti e le stratificazioni intercorse nel tempo sul loro corpo, quasi si trattasse di una lente d’analisi di archeologia industriale, partendo dalle ex-fabbriche in corso Novara fino alle abitazioni di Barriera di Milano abbandonate e ri-vissute secondo nuovi usi. Spazi che, come nei giochi dei bambini, vengono ricostruiti e ristrutturati senza norme e senza la percezione di pericolo, creando mondi fantastici e spesso estranei, o meglio invisibili (come chi d’altronde li abita) alla statica normalità torinese. L’idea del muro che isola lo spazio interno da quello esterno ci permette di utilizzare lo sguardo curioso dei bambini per immaginare, creare e re-inventare, dando nuovi sensi e significati ad edifici abbandonati e spesso vuoti con una storia tutta da costruire.

L’evento è promosso da Strabarriere.
EspongonoFrédérique Gélinas, Pietro Mellano, Marianna Bucchioni, Francesca Sapey, Anna Micol Tropeano, Roberta Longo, Simone Nebbia, Carlotta Gambino, Andrea Loi.

Immaginifico: un mondo nascosto agli occhi degli adulti, dove la fantasia vince sulla realtà.

Il concept riguarda il modo di vedere il mondo attorno a noi con gli occhi di un bambino, un mondo nascosto che gli adulti non riescono più a percepire una volta cresciuti. La possibilità che tutto ciò che ci circonda (che noi adulti vediamo solo come appare) in realtà nasconda un mondo di creatività e divertimento. Dove gli adulti vedono un edificio come la Mole di Torino, un bambino vede un castello con un dragone a proteggerlo. Dove un adulto vede due persone vicine, un bambino vede due ombre che si abbracciano.
Attraverso un’applicazione di Realtà Aumentata i visitatori potranno inquadrare fotografie di luoghi o eventi allestite in una mostra interattiva e vedere quel di più che la fantasia dei “kids” gli regala, con illustrazioni ad hoc e motion design.

La mostra sarà visitabile il 27 e il 29 settembre.

L’evento è promosso da AnAlphaBeta Studio.
In collaborazione con Argento11.
Espongono: Valentino Chiarla, Alberto Pignato, Paolo Data, Silvia Blanchi, Andrea Fogliato, Marco Saksida, Valerio Tomasiello.

PERCEPTION OF PLAY

La mostra realizzata da LeskGraphic-Studio indaga il “gioco” dal punto di vista del bambino, in particolare la percezione degli oggetti con i quali interagisce nel primo periodo di vita. Alla scoperta del mondo che lo circonda e dei primi giochi e oggetti: la percezione di colori, forme e di come queste si relazionano con lo spazio. La sperimentazione, la rappresentazione surreale della realtà filtrata dai sensi non ancora definiti; di come, anche nella semplicità, spesso la mente di un bambino può creare una dimensione onirica, quasi distaccata dalla stessa funzione dell’oggetto, da quello per il quale è stato progettato. Una serie di opere video e stampate in cui l’osservatore viene immerso in un mondo surreale, definito con elementi 3D animati che interagiscono generando una interpretazione artistica di quello che potrebbe percepire l’occhio di un bambino.

L’evento è promosso da LeskGraphic-Studio. 
Espongono LeskGraphic-Studio.

Bibliobabel: tre fiabe in Realtà Aumentata

Una mostra in realtà aumentata per raccontare il progetto Bibliobabel.
Un invito ad esplorare tre fiabe, una cinese, una romena e una marocchina, raccolte in tre libri progettati appositamente per le biblioteche torinesi e realizzati in italiano e in lingua originale. Le tre storie raccontate prendono vita grazie alle illustrazioni e all’utilizzo della Realtà Aumentata. Il lavoro realizzato dal collettivo Brixel è frutto del dialogo interculturale che ha coinvolto direttamente le tre principali comunità linguistiche presenti nel territorio metropolitano di Torino: cinese, romena e moldava e araba.

La mostra sarà visitabile fino al 1° ottobre.
Orari:
10.00-12.00
16.00-19.00

Bibliobabel è un progetto finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e dalla Regione Piemonte. Il progetto ha l’obiettivo di promuovere il dialogo interculturale arricchendo l’offerta dei servizi delle biblioteche.

www.bibliobabel.it

L’evento è promosso da Fondazione Amendola.
In collaborazione con Brixel.
Espongono: Brixel (Riccardo Gagliarducci, Umberto Gnocchi, Federica Scalzi, Luca Porru), Eleonora Casetta, Sara Castagna, Emanuele Ingrosso, (Fondazione Amendola) Domenico Cerabona, David Valderrama.

 

Sciogli la matassa

Sciogli la matassa è un percorso che, in maniera ironica, sfida la persona adulta a giocare come un bambino, e ad esplorare come si gioca da adulti.
Si tratta di un gioco da bambini, tra i più antichi e diffusi in tutto il mondo, conosciuto come il gioco della matassa o ripiglino o anche maredda in siciliano.
Servono due giocatori e del filo annodato alle dita di entrambe le mani. La sfida è creare infinite figure, anche molto complesse. Tutti ci abbiamo provato o lo abbiamo visto fare, quando eravamo bambini, ma qual è lo scopo finale?

Oggi vogliamo proporlo come gioco serio, per creare un’abilità e una nuova identità gestuale.
All’ingresso nell’Atelier 44, una mostra con poster, flyer e libretti di istruzioni indaga il gioco del filo, le figure più fantasiose mai realizzate.
Nel secondo piano dell’atelier, in un contesto che rievoca il mondo infantile con la proiezione di immagini e suoni, i visitatori saranno invitat* a giocare, creare figure insieme a una nuova consapevolezza.

L’evento è promosso da Denso creative.
In collaborazione con Atelier 44.
Espongono Denso creative + Atelier 44.

La mia prima gastrite

Gastrite è una rivista indipendente nata per dare voce ai mal di pancia quotidiani e riderci sopra attraverso articoli, illustrazioni, rubriche, testimonianze e giochi. Creata da cinque studentesse e pubblicata da Morsi Editore, propone uno sguardo ironico e dissacrante su temi sociali particolarmente scottanti. È tra i 100 migliori progetti selezionati da Neologia, esposti nel 2021 durante i Graphic Days®.

La mostra di illustrazione allestita negli spazi di Toco è dedicata alle 16 collaborazioni artistiche presenti nel nuovo numero di Gastrite, a tema Educazione. Ogni artista racconta il suo primo vero mal di pancia infantile: dietro a ogni disegno, una bruciante realtà.

Insieme alla mostra, Toco ospiterà un laboratorio di stampa a cura di Inchiostro Puro, dedicato a piccoli e grandi alle ore 16.00. L’aperitivo e la serata saranno animati da Stasis con performance audiovisive.

L’evento è promosso da Gastrite Magazine, Toco Coworking.
In collaborazione con Morsi Editore, Inchiostro Puro, Stasis.
Espongono: Sara Arosio, Lorenzo Badioli, Tommaso Bisagni, Silvia Carbone, Serena Ferrero, Martina Filippella, Giuseppe Frazzetta, Marco Latagliata, Futura Malanca, Marco Melgazzi, Marta Monge, Ylenia Petrini, Elisa Li Pomi, Giorgia Roscini, Raffaele Sabella, Nicholas Turba.

Alfabetiamo: l’invenzione dell’alfabeto

Inventare un alfabeto privato, e quindi segreto, giocando con i segni, ritmo e composizione, alfabeti sconosciuti e di “altri pianeti”, lo spunto arriva da alcuni esperimenti fatti da Bruno Munari.
Creare un codice personale che potrà essere condiviso, o meno, fornendo le chiavi di lettura (codice), redazione del “giocabolario” strumento che ci permetterà, di traslitterare l’alfabeto privato da quello originale. I bambini inventeranno un alfabeto che verrà utilizzato per comunicare segretamente. Una sorta di invenzione di un nuovo alfabeto fonetico, partendo dal principio che quello nostro è una pura “convenzione” collettiva di comunicazione.
Si utilizzerà solo il calamo di bambù e l’inchiostro.
Si scriveranno messaggi segreti con l’alfabeto privato.
Dopo il laboratorio con i bambini è prevista la mostra-evento in studio dei “messaggi segreti di pace” da condividere o meno: la scelta sarà solo dei bambini.

L’evento è promosso da MASSIMO POLELLO in collaborazione con BAMBINI SCUOLE.
Espongono BAMBINI SCUOLE ELEMENTARI.

La mostra bassa

Cosa vedono i piccoli? Cosa vedono i grandi? La fantasia dei visitatori, di qualsiasi età, farà nascere draghi, tazze, divani, unicorni… Tutti rossi e verdi! Con pastelli e lenti colorate si costruirà insieme un percorso “basso”, un labirinto di colori posizionato a terra.

Perché venire
Per stupirsi, per fare un gioco insieme ai bimbi, mettersi al loro stesso livello e poter vedere il mondo con lenti diverse, nel vero senso della parola!

Dove
Da Costanza, studio condiviso e spazio creativo che riunisce due fumettisti e tre illustratrici che hanno scelto di diventare compagni di banco. Durante l’anno si propongono momenti di apertura al pubblico e laboratori artistici per adulti e ragazzi.

L’evento è promosso da Studio Costanza.
Tutor: Silvia Cappuccio, Federica Zancato, Irene Bedino, Andrea Dotta, Andrea Tridico.

Designed for kids: ieri per l’oggi

La scuola di via Duino (1969, Ada Bursi), la scuola materna Madonna delle Rose di corso Unione Sovietica 223/25 (1968, Giorgio Raineri con la collaborazione di Giuseppe Raineri) e la scuola d’infanzia comunale Marc Chagall (1979, Giorgio Ceretti e Pietro Derossi), in via Cecchi 2, sono tre edifici torinesi per la formazione accomunati dal periodo di realizzazione.

Sono anche il felice risultato di un momento progettuale ricco e fervido, che vedeva la realizzazione di una progettazione “designed for kids”, in cui gli spazi scolastici sono strettamente connessi alla successione dei tempi educativi e all’articolazione della didattica.

Un’attuale riflessione sugli spazi dell’educazione, dell’apprendimento e del gioco come luoghi di crescita dei bambini e dei ragazzi ma anche di accoglienza e socializzazione per le famiglie, può avere anche questo come punto di partenza.

Le quattro scuole sono il soggetto di 4/6 manifesti che attraverso dati, ricerca e una chiave grafico/fotografica faranno emergere l’utilizzo, gli approcci e la fruizione di alcune scuole per l’infanzia della nostra città, pensate secondo modelli pedagogici che favoriscono la creatività e la partecipazione.

La mostra sarà visitabile anche il 30 settembre dalle 9.00 alle 18.00

L’evento è promosso da Studioata con Comunicarch, Fabio Oggero e Federica Patti.
In collaborazione con Comunicarch, Fabio Oggero e Federica Patti.
Espongono Fabio Oggero – Fotografo.