Qual è il confine tra analogico e digitale? La differenza tra tangibile e intangibile spesso è così impercettibile da far dubitare in chi guarda del processo di costruzione di un’immagine.
Il progetto Analog Abstractions, proiettato sullo schermo, mette in luce come questa linea si stia sempre più assottigliando creando spazi espressivi inaspettati nel motion graphic. In questo ambito, più che in altri, la sperimentazione di linguaggi consente infatti di riprodurre texture così organiche da sembrare reali, alterando la percezione sensoriale. Se negli anni 50’ Saul Bass rivoluzionava il cinema utilizzando elementi grafici ed immagini analogiche in pellicola, nel motion graphic questa integrazione analogico-digitale è oggi cifra stilistica di alcun* artist* e in parte una risposta alla necessità di inserire elementi reali all’interno di un mondo artificiale: una analog nostalgia per ciò che sembra essere perso nel processo di creazione digitale e che viene riproposto in una nuova estetica che ne simula la matericità.
All’interno di Analog Abstractions, anche una programmazione di short films proiettata ogni giorno dalle ore 15:00 alle 17:00 in Spazio Arena.
Gli artist* internazionali selezionati da Graphic Days®: Hiromu Oka, Studio Fishball – Yiting Nan, Julia Schimautz, Alexis Jamet, Adolfo Correa, Gianluca Alla, Vasjen Katro (Baugasm) Jordan Coelho, Tim Romanowsky, Ruff Mercy, Stefano Colferai, Lobster Studio, Joseph Toereki, Megan Chong, Raj Jeshang, Irene Suosalo, Maragux Bigou, Jamie Wolfe, Phoebe McCaughley, India Hogan, Inger Bierma, Art Camp, Liang-Hsing Huang, Bryan Lee, Yu Sun