Un’installazione tipografica che esplora come un rivestimento modulare possa trasformare una piccola stanza in uno spazio per affissioni indoor.
In un costante lavoro di esplorazione delle superfici urbane, Loes e Simone amano osservare la città e gli spazi del quotidiano con gli occhi del turista. Apprezzano la prospettiva fresca che si ha appena arrivati in un luogo nuovo, quando ancora non lo si comprende appieno (e forse mai del tutto) e le piccole grandi cose che, con il tempo, diventano parte della normalità.
Nella loro pratica progettuale si dedicano a esplorare visivamente le superfici della città, scattando fotografie che integrano ad un database in costante aggiornamento. Da quelle foto estraggono “strumenti” per progettare, come il libro “Does a Face Have a Chronology?” in cui mattoni reali vengono trasformati in elementi che costruiscono lettere e, alla fine, un carattere tipografico. In “Clinging to the surface” le lettere si confondono con le forme, ispirate all’ombra di una libreria in acciaio inossidabile che hanno progettato per il Kunstinstituut Melly (insieme a Koen Taselaar e Tomas Dirrix). A partire da queste hanno progettato una carta da parati che poi è stata trasformata in un pattern di dimensioni ridotte, formato da campiture sovrapposte. Sperimentando con dimensioni e linee si crea così uno spazio espositivo immersivo dedicato ad un nuovo specimen che – parafrasando il titolo della mostra – si “aggrappa alla superficie” immaginando queste lettere come nuovi paesaggi urbani.