Editorial Design
2022

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Reflections of architecture // Erica Ciuffreda

Descrizione progetto

Come si può intuire dal titolo “Reflections of architecture”, il soggetto principale del progetto è l’architettura, la quale costituisce la cornice che tiene insieme tempo, spazio e forma e che consente di aprire un dialogo e una riflessione sulla contemporaneità, l’esperienza umana e i sensi. La necessità di creare questo progetto nasce dalle difficoltà che ho incontrario personalmente nel trovare materiale scritto e fotografico che rappresentasse l’architettura da un punto di vista filosofico ed empirico, piuttosto che da un punto di vista meramente tecnico. Il mercato è ormai saturo di informazioni tecniche sull’architettura e di immagini di palazzi iconici creati da “Archistar”; quello che manca realmente è un approccio umano e olistico all’architettura. Il progetto “Reflections of architecture” propone pertanto un’esperienza che devia dal discorso tradizionale sull’architettura, spostando il focus dall’oggettività alla soggettività. Attraverso tre pubblicazioni, “Reflections of architecture” offre un percorso attraverso l’architettura che coinvolge tutti i sensi, con l’obbiettivo di far fermare il lettore, farlo riflettere e fargli fare esperienza diretta dell’immobilità e della calma del tempo presente in tutta la sua eterogeneità e complessità. Il lettore è invitato ad interagire con le pubblicazioni e il modo non convenzionale in cui sono piegate, con lo scopo di essere più presente nel momento e notare gli stimoli visivi, le sensazioni tattili dello sfogliare le pagine e i suoni provenienti dall’ambiente circostante, interno o esterno. Le tre pubblicazioni presentano lo stesso formato, differenziandosi leggermente a livello di contenuti. Nello specifico, Black Issue (Numero Nero) affronta il tema dell’architettura come un’esperienza olistica che coinvolge vista, tatto, udito e che ha luogo nel contesto urbano della città. Grey Issue (Numero Grigio) si concentra inizialmente sul concetto di immagine poetica come immagine di liberazione, in opposizione all’immagine commerciale come immagine di oppressione. Questo numero esplora poi l’architettura come immagine ed indaga la relazione tra architettura e corpo. White Issue (Numero Bianco) è pensato invece come un archivio fotografico e raccolta di varie impressioni e riflessioni sull’architettura e la città. Il layout utilizzato in questo numero è più libero, con maggior presenza di spazi bianchi, che danno respiro alle pagine, in opposizione complementare ai numeri precedenti, più densi di informazioni e testo. Oltre al linguaggio tipografico, un’altra componente fondamentale delle pubblicazioni è la fotografia, la quale va a completare e ad aggiungere alla selezione di saggi. Sull’uso dell fotografia nell’architettura si potrebbe argomentare che rappresentare l’architettura attraverso le lenti di una macchina fotografica riduca l’architettura a semplice arte retinica, che eleva la vista come senso più importante, a discapito degli altri sensi. Inoltre, si potrebbe aggiungere che in una fotografia l’architettura perde la sua plasticità. Io credo però che sia possibile catturare la tridimensionalità, la plasticità e le sensazioni tattili attraverso la fotografia, la quale non è a servizio della sola estetica, ma riesce a dare vita e voce agli edifici. Lo scopo delle mie fotografie è quello di catturare frammenti, angoli, momenti di luce e ombra, linee e forme che tutte insieme creano una visione di uno spazio sconosciuto, ma che possiede la giusta atmosfera e condizione per rallentare il tempo e favorire un’esperienza profonda e significativa. Ho inoltre deciso di scattare in analogica per applicare il principio della lentezza ad ogni componente del progetto. Come dice la fotografa Hélène Binet, “con l’analogica si percepisce la vita” e possono verificarsi errori nell’esposizione o nella messa a fuoco che ti trasportano in un posto in cui non eri mai stato, aggiungendo una componente umana alla fotografia. Il progetto ha il potenziale di parlare ad un pubblico variegato di persone che condividono un interesse nell’arte e nell’architettura. Sebbene la natura degli scritti sia di carattere filosofico e riflessivo, grazie al modo in cui le pubblicazioni sono piegate, esse possono essere approcciate anche solo come cataloghi fotografici, pertanto possono essere apprezzate da studenti delle scuole superiori così come da accademici e professori. Il modo in cui le pubblicazioni sono piegate è pensato proprio per permettere al lettore di leggerle in almeno due modi diversi: quando la pubblicazione non è completamente aperta sono visibili solo le fotografie, mentre quando la pubblicazione viene aperta completamente, il testo viene rivelato, aggiungendo un altro livello di complessità. È presente però una componente di imprevedibilità in come il lettore interagirà con l’oggetto fisico, pertanto questa interazione potrebbe generare nuove combinazioni e modi di lettura delle pubblicazioni. Il formato è pensato per fare in modo che il lettore esplori le pubblicazioni con lentezza e con intenzione, dato che la struttura non è così immediata come quella di un normale libro.

Concept 

Reflections of architecture è stato realizzato nei primi mesi del 2022 come progetto di tesi per il corso di laurea triennale in Graphic Communication Design alla University of Westminster di Londra. Il progetto è composto da tre pubblicazioni, le quali affrontano temi legati all’architettura e i sensi attraverso fotografie in bianco e nero (scattate in analogica da me personalmente) e una selezione di saggi estrapolati dai libri dell’architetto e filosofo Juhani Pallasmaa. Il progetto è nato da una ricerca personale sul concetto di “slowness” (lentezza) applicato a pratiche artistiche contemporanee come architettura, fotografia e arte. Questa ricerca iniziale ha portato ad una successiva ricerca più dettagliata sul tema dell’architettura legata ai sensi. Il concetto di lentezza è infatti strettamente legato ai sensi: agire con lentezza affina i nostri sensi, i quai elevano la nostra percezione del tempo e dello spazio e ci consentono di essere presenti nel momento senza soccombere alle dinamiche accelerate dell’epoca in cui viviamo. Ho scelto di trasformare questa ricerca in un progetto editoriale, e non digitale, perché un oggetto stampato, così come l’architettura, possiede una fisicità e tridimensionalità che può venire a mancare in un ambiente digitale. Inoltre, interagire con un oggetto fisico coinvolge e stimola maggiormente i sensi. Attualmente il progetto non è stato candidato per altri concorsi e non è ancora stato esposto. Verrà esposto a Giugno 2022 alla Graduation Show alla University of Westminster e a Luglio 2022 all’evento New Designers che si terrà a Londra.

Bio 

Sono Erica Ciuffreda, una giovane laureata in Graphic Communication Design alla University of Westminster a Londra. Dopo aver studiato al Liceo Linguistico in Italia, nel 2019 mi sono trasferita a Londra per proseguire gli studi in Graphic Design, per il quale sentivo di avere una forte passione. Sono una persona molto determinata, curiosa e riflessiva, amo condividere, imparare e sperimentare. In questi anni di studio mi sono appassionata alla tipografia, all’arte e alla fotografia, discipline che dialogano spesso nei miei lavori attraverso un approccio minimale al design. Come designer, il mio obiettivo è quello di creare uno spazio dove il linguaggio visivo e l’emozione convivano, attraverso uno stile pulito e minimale. Cerco di spingermi sempre oltre la sola bellezza estetica e di creare qualcosa che lasci il segno e generi cambiamento. Inoltre, il mio approccio innovativo e delicato alla tipografia mi ha permesso di ricevere una menzione di Merito e la qualifica di membro della International Society of Typographic Designers (ISTD) con la mia pubblicazione “Invisible Cities”. Attualmente lavoro volontariamente come Designer Editoriale per il magazine The Movement Movement, il primo magazine indipendente creato da donne per donne nel mondo dello sport. Lavorare al magazine mi ha portato a collaborare con un meraviglioso team di donne creative, facendomi carico di tutte le scelte riguardanti il design del magazine e avendo la possibilità di inserirmi nel panorama dei magazine indipendenti, per i quali nutro una forte passione. Il mio sogno, infatti, sarebbe lavorare come grafica nel mondo dell’editoria. Recentemente ho inoltre collaborato come Designer Grafica per un brand di moda di lusso, creando loro il logo e l’identità visiva. Questa esperienza mi ha insegnato come applicare le mie capacità in diversi contesti e mi ha insegnato come entrare in contatto con vari brand.

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