Editorial Design
2022

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Il Bugiardino rivista // Sara Ferrini, Alexandra Chiojdeanu, Samuel Cima, Mariachiara Cocchiararo, Simone Contini, Riccardo Nanni, Alvise Romanzini

Descrizione progetto

32 facciate, 7 pieghe, 4 articoli e un poster sono il punto di partenza attorno a cui si sviluppa questo progetto editoriale indipendente. Il Bugiardino è una zine tascabile che riprende il formato del foglietto illustrativo per farne una rivista e raccontare di un’architettura fatta di quotidianità inaspettate. Per ogni numero viene individuata una parola attraverso la quale raccontare l’architettura in maniera interdisciplinare e con un linguaggio colloquiale. Un foglio piegato, nella cui parte scritta sono presenti parentesi quadre, che rimandano agli approfondimenti degli articoli che si trovano sulla pagina Instagram. Il digitale diventa quindi l’espansione del cartaceo e permette di comunicare gli eventi organizzati dalla rivista dove il Bugiardino, distribuito a mano, diventa un’occasione di incontro e dialogo in un mondo dove l’architettura è la quinta scenica all’interno della quale viviamo.

Concept 

Leggi attentamente questo foglio illustrato, potresti aver bisogno di leggerlo di nuovo.
– Cos’è il Bugiardino
Un foglio da dispiegare per avvicinarsi all’architettura

– Come utilizzarlo
Aprilo, piegalo, appendilo, incornicialo, regalalo ad un amico, scrivici sopra.

– Possibili effetti indesiderati
Potresti camminare a zig zag, a girovagare per i vuoti lasciati dalla città iniziando ad alzare ed abbassare lo sguardo per capire che poi i palazzi non sono tutti uguali. Ma stai attento a non inciampare.

– Come conservarlo

Dimenticalo, scordalo, perdilo. E poi ritrovalo. Mettilo nella borsa oppure nella tasca della giacca, lascialo in mezzo ad un libro o sul comodino.
Se vuoi facci sapere tu come lo conservi, ancora non lo sappiamo bene nemmeno noi.

Bio 

Il Bugiardino rivista nasce da un’idea di un gruppo di ragazzi e ragazze che giunti al termine del percorso di studi in Architettura e Design della Comunicazione ha sentito il bisogno di voler raccontare l’architettura in maniera innovativa, non accademica e sostenibile economicamente. Una sintesi in cui forma e contenuto si collocano sullo stesso piano di lettura per far diventare il Bugiardino rivista gratuita e tascabile.

Un progetto di Chiojdeanu Alexandra, Cima Samuel, Cocchiararo Mariachiara, Contini Simone, Ferrini Sara, Nanni Riccardo, Romanzini Alvise

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2022

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Una Famiglia Contadina Sull'Altopiano del Salto // Francesco Ferretti

Descrizione progetto

L’obiettivo del progetto era quello di rielaborare in chiave moderna e sperimentale un testo pubblicato precedentemente al 1940 e il quale tema fosse connesso alla regione dell’Alto Adige. Il mio testo, che non aveva un vero e proprio nome originale, è stato pubblicato nel 1934 dall’Istituto Nazionale di Agricoltura e consisteva in un report estremamente dettagliato di tutte le attività connesse ad una famiglia contadina che viveva in un maso nel comune di Meltina, situato sull’Altopiano del Salto fra Bolzano e Merano. Il report consisteva in un puntiglioso elenco della varie mansioni e degli orari nei quali esse avvenivano, dei pasti, di tutti gli spazi presenti nel maso, dei compiti di ogni componente della famiglia, delle entrate, delle spese e di tutti gli oggetti che possedevano, il tutto attraverso elenchi, tabelle e grafici. Personalmente ho cercato di tradurre tutto questo attraverso linguaggi semplici ma allo stesso tempo appetibili e non noiosi attraverso l’utilizzo di colori e illustrazioni geometriche le quali vanno ad interagire con la tipografia, andando a mescolarsi con essa creando un rapporto di interazione fra le due parti che donano un certo ritmo all’intero lavoro. Ho inoltre inserito qualche feature alla tipografia, come punti ad ogni inizio di frase e frecce a fine di ogni fine/inizio di paragrafo per indicare dove essi proseguono.

Concept 

Questo progetto è nato come parte del corso di Tipography and Graphics sostenuto dal professore Antonino Benincasa ed è stato sviluppato a partire da Agosto 2021 per essere poi stampato a fine Settembre dello stesso anno. É stato esposto alla mostra locale “Comeback – Experimentelle Buchgestaltung” a Bolzano nella primavera 2022 ed è attualmente candidato ad Adi Index.

Bio 

Sono Francesco Ferretti, uno studente iscritto alla facoltà di Design e Arti alla Libera Università di Bolzano. I Miei lavori si concentrano nei campi della tipografia, dell’editoria design e del brand design attraverso un approccio pragmatico e il frequente utilizzo di forme geometriche e linee dritte. Mi piace tutto quello che riguarda la creatività, adoro il processo che vi è dietro la realizzazione di qualcosa di nuovo, amo ricevere input di ogni genere e farmi ispirare da loro. Al di fuori del design mi interesso di temi sociali, pratico sport, amo viaggiare a fare lunghe camminate in montagna.

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2022

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Lo Spazio di Soraya // Noemi Emidi

Descrizione progetto

Il tipo di lavoro fatto con questa pubblicazione affronta temi complessi correlati alla sfera infantile e richiede impegno al lettore: non basta uno sguardo fugace, è necessario l’aiuto congiunto di piccoli e grandi per imparare e cambiare il proprio sguardo. Lo stile grafico-informativo adotta una piena campitura, per esaltare il messaggio, o particolari trame, che si ricollegano geograficamente ai luoghi visualizzati. Il layout è distribuito secondo tre attività conseguenziali della fase di lettura: 1. lettura e stimolazione 2. scrittura e pensiero creativo 3. visione e riflessione
Viene posta una domanda “ingenua” da cui si innesta la riflessione creativa. Lo spazio sottostante accoglie le risposte soggettive alla medesima, aprendo ad un confronto tra scrittore-personaggio-lettore. Il grafico adiacente permette di visualizzare un’astratta rappresentazione di informazioni legate al tema trattato dalla domanda.

Concept 

Il concept del libro nasce nel 2021 dalla volontà di spingere piccoli e grandi pensatori del domani a riflettere sull’enorme e vasto mondo in cui crescono e sulle infinite possibilità che questo offre loro. La critica della dataviz e la positività testuale si equilibrano, sono terreno di confronto.

Bio 

Cresciuta nelle campagne torinesi, poi partita per quelle toscane, sono un’esploratrice ed eterna curiosa prima ancora che progettista, la natura è per me una continua ispirazione di forme e materiali. Mi sono approcciata al mondo della ricerca nell’ambito materico e della comunicazione visiva come mezzo interpretativo di dati sensoriali olfattivi. Laureata come Designer, ora sono assegnista di ricerca in Design all’Università degli Studi di Firenze.

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2022

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Oblio Mag // Riccardo De Capitani, Jacopo Nicosanti, Chiara Campagnuolo, Letizia Caroni, Ginevra Bracalente, Sabrina Barca, Erika Davidová, Carla Altomare, Benedetta Del Manto

Descrizione progetto

Oblio è un magazine che racconta il mondo del visual design da un punto di vista insolito: quello dei progetti mai realizzati o falliti. Il progetto nasce come attività didattica all’interno del modulo di Art direction II del biennio in Design della comunicazione presso la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

Concept 

Il curatore e critico d’arte Hans Ulrich Obrist afferma che il racconto della non realizzazione delle idee è effettivamente la loro realizzazione. Egli definisce l’importanza della riconsiderazione dei «progetti perduti, costruzioni poetiche di sogni utopici, progetti parzialmente realizzati, progetti censurati» prima che quest’ultimi possano cadere nell’oblio. Esplorare l’archivio che non c’è significa riflettere sull’eredità del passato per costruire il futuro. La memoria, il rifiuto, il fallimento come base di indagine sulla cultura contemporanea: Oblio Mag, attraverso il racconto di alcuni studi e designer, si concentra su idee progettuali che, per diverse ragioni, non hanno preso vita. Anche se il progetto non ha mai trovato una sua concretizzazione, esso ha comunque subito un’evoluzione che lo ha condotto ad una qualunque tipologia di risultato. Porsi delle domande è fondamentale: dalle possibilità fallite nel passato è necessario trarre degli insegnamenti da considerare come risorsa futura.

Bio 

Il Collettivo Oblio nasce durante il modulo di Art direction II del biennio in Design della comunicazione presso la NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. È composto da nove studenti con la passione per il design, per l’arte, per il marketing e per la scrittura.

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2022

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Resew Journal // Luca Dal Ben, Giulia Zago, Camilla Romano, Lucrezia Spapperi Gestri, Davide Saladino,Andrea Benedetto

Descrizione progetto

Resew Journal, magazine a carattere sociale, mette in mostra lo status quo, in cui lo stato sociale, accecato dalla corsa alla privatizzazione e alla deregolamentazione, sta paradossalmente favorendo l’espansione di questa nuova classe emergente, il precariato. Focalizzando l’attenzione sui Paesi dell’OECD, ogni numero affronta una particolare area di intervento delle politiche di welfare e presenta due avversità cruciali attualmente affrontate da numerose nazioni. Per ognuna di esse, una serie di articoli abbinati procede attraverso una narrazione in cui vengono evidenziati alcuni dei sintomi principali, vengono sollevate alcune delle loro conseguenze e, infine, vengono prese in esame alcune misure rilevanti, adottate dal settore pubblico o fiscale e dal settore civile, sottolineando come le persone stiano formando un’identità forte e collettiva, colmando le lacune che lo stato sociale spesso non riesce a riconoscere.

Concept 

Resew Journal è un progetto universitario realizzato al Politecnico di Milano nel 2022 all’interno del Laboratorio di Artefatti e Sistemi Complessi, il cui obiettivo era la progettazione di un magazine indipendente che riflettesse sulla disuguaglianza in uno dei temi assegnati, in questo caso il welfare.

Bio 

Mi chiamo Luca Dal Ben, ho 23 anni e vengo dalla provincia di Treviso; ho frequentato la triennale in Design degli Interni al Politecnico di Milano e attualmente frequento il 1° anno di Laure Magistrale in Design della Comunicazione presso la stessa. Il progetto è frutto del lavoro di un gruppo universitario del Laboratorio di Artefatti e Sistemi complessi del Politecnico di Milano.

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2021

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Augmented Reality Instagram Filters // Teresa Cremonesi

Descrizione progetto

Il progetto nasce dalla volontà di approfondire un nuovo strumento del mondo digitale, ancora poco esplorato: i filtri Instagram AR. L’applicazione di queste modifiche facciali basate su algoritmi infatti sta modificando nell’utente la percezione della propria immagine. È possibile accedere a versioni alterate di sé in maniera gratuita trascendendo le limitazioni fisiche e mentali. La diffusione globale di questa tecnologia ha stimolato diversi dibattiti: dalla standardizzazione visuale, alla diffusione di stereotipi e canoni estetici. Nello specifico l’elaborato pone particolare attenzione sull’identificazione delle caratteristiche principali delle estetiche in circolazione tra i filtri, analizzandone dinamiche di diffusione e di utilizzo. I filtri AR infatti, stanno ridefinendo standard di bellezza proponendo visioni innovative o confermando canoni che assecondano aspettative irraggiungibili, incoraggiando la dismorfia del corpo. La ricerca mira a fornire una panoramica di questo fenomeno, attraverso un’analisi visiva di immagini, filtri e post di Instagram. L’obiettivo è quello di definire e comunicare il ruolo dei filtri nella percezione dell’identità personale e nella diffusione di estetiche.

Concept 

Il progetto è stato realizzato in occasione della Laurea Magistrale presso il Politecnico di Milano. Si tratta di un’ analisi visiva che è stata tradotta in un progetto editoriale ed un sito internet. Lo sviluppo dell’elaborato è durata circa un anno ed è stata l’occasione per approfondire la passione per il mondo della visualizzazione dati. Il progetto non è stato ancora candidato ad altri concorsi.

Bio 

Originaria di Roma da sempre appassionata di grafica. Dopo gli studi liceali mi sono trasferita a Milano per studiare Design della Comunicazione al Politecnico di Milano. Negli anni universitari ho avuto modo di approfondire diversi campi del visual design spaziando dall’ambito editoriale a quello digitale sino ad arrivare al mondo della visualizzazione dati. Il progetto di tesi di laurea magistrale è il lavoro che rappresenta di più l’unione di diverse discipline della comunicazione visiva e la sperimentazione di nuovi linguaggi. Dopo la laurea ho continuato a lavorare nell’ambito del digital design.

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2021

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Venezia Manifesto // Giovanni Covre, Outofcontext*

Descrizione progetto

Il progetto ruota attorno a una peculiarità di Venezia: i sestieri. La città è infatti divisa in sei sestieri (Cannaregio, Castello, Dorsoduro, San Marco, San Polo e Santa Croce), ciascuno dei quali è stato rappresentato da una bandiera appositamente disegnata. Una volta realizzate le bandiere si è deciso di recarsi nella città lagunare per fotografare le persone caratteristiche del luogo mentre interagivano con le bandiere stesse. Da questo viaggio, da questa esperienza immersiva nella realtà veneziana è nata la pubblicazione di Venezia Manifesto, la prima fase di un progetto in costante evoluzione, che vive, muta e cambia forma, proprio come la città.

Concept 

Venezia Manifesto è un progetto di Giovanni Covre e Outofcontetxt* che nasce con l’intenzione di celebrare il valore dell’uomo a Venezia e di promuovere l’unicità della città. La prima parte di questa esperienza si è conclusa con la pubblicazione di un libro che, attraverso le fotografie di Christian Kondic, racconta i sestieri, i gesti e le persone che caratterizzano Venezia; sviluppandosi come una riflessione sul modello di vita dell’isola.

Bio 

Giovanni Covre è un designer freelance che si occupa di comunicazione visiva applicata all’editoria e ai media digitali. Collabora con studi, enti privati e associazioni culturali, sviluppando progetti di ampio respiro che spaziano dalla direzione artistica, alla grafica tradizionale, al web design, all’animazione. Outofccontext* è uno studio indipendente di design e direzione creativa con base a Milano. Lo studio si serve della ricerca per apprendere il valore potenziale intrinseco in ciò che lo circonda e restituirlo attraverso la disciplina progettuale, nella forte convinzione che il progetto, in tutte le sue forme, debba essere uno strumento di comunicazione e di emozione al servizio delle persone della loro generazione.

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2022

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Street Font // Davide Consolo

Descrizione progetto

Il progetto di street font ha come tema principale il processo creativo per disegnare un typeface attraverso forme esistenti in mezzo a noi. Spesso mentre sono in giro per le città, o in luoghi che ogni giorno vengono frequentati in maniera abituale dalle persone, mi fermo ed osservo molto. Questo mi aiuta nel processo creativo da molti punti di vista. Essendo un designer amo osservare ciò che mi sta attorno, sia per i visual ma anche per le forme ed in questo progetto ne ho voluto dare la prova. Molti dei font che disegno vengono creati in base ad un concept che vada a rappresentare in maniera identitaria ciò che sto progettando. In questo caso ci ritroviamo difronte a delle forme trovate per strada e fotografate da me con il telefono, in maniera molto istintiva, successivamente da queste forme ho creato le lettere, ognuna è diversa tra loro e può rappresentare l’inizio di un nuovo font in base allo stile di quella stessa lettera disegnata.

Concept 

Questo progetto l’ho creato esclusivamente per l’open call di Neologia ed ho iniziato non appena ho saputo della seconda edizione. Nasce in primis da una mia forte passione per le lettere e i font. Mi è sempre piaciuto pensare a come certe forme che mi circondano potessero assumere le sembianze delle lettere, ispirandomi così per nuovi typeface.

Bio 

Mi chiamo Davide, Sono un graphic designer freelancer. Ho studiato communication design allo IAAD di Bologna. Sono appassionato di type design e di fotografia. Viaggio molto spesso e grazie a questo riesco a trovare una grande ispirazione nei miei progetti!

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2022

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Reflections of architecture // Erica Ciuffreda

Descrizione progetto

Come si può intuire dal titolo “Reflections of architecture”, il soggetto principale del progetto è l’architettura, la quale costituisce la cornice che tiene insieme tempo, spazio e forma e che consente di aprire un dialogo e una riflessione sulla contemporaneità, l’esperienza umana e i sensi. La necessità di creare questo progetto nasce dalle difficoltà che ho incontrario personalmente nel trovare materiale scritto e fotografico che rappresentasse l’architettura da un punto di vista filosofico ed empirico, piuttosto che da un punto di vista meramente tecnico. Il mercato è ormai saturo di informazioni tecniche sull’architettura e di immagini di palazzi iconici creati da “Archistar”; quello che manca realmente è un approccio umano e olistico all’architettura. Il progetto “Reflections of architecture” propone pertanto un’esperienza che devia dal discorso tradizionale sull’architettura, spostando il focus dall’oggettività alla soggettività. Attraverso tre pubblicazioni, “Reflections of architecture” offre un percorso attraverso l’architettura che coinvolge tutti i sensi, con l’obbiettivo di far fermare il lettore, farlo riflettere e fargli fare esperienza diretta dell’immobilità e della calma del tempo presente in tutta la sua eterogeneità e complessità. Il lettore è invitato ad interagire con le pubblicazioni e il modo non convenzionale in cui sono piegate, con lo scopo di essere più presente nel momento e notare gli stimoli visivi, le sensazioni tattili dello sfogliare le pagine e i suoni provenienti dall’ambiente circostante, interno o esterno. Le tre pubblicazioni presentano lo stesso formato, differenziandosi leggermente a livello di contenuti. Nello specifico, Black Issue (Numero Nero) affronta il tema dell’architettura come un’esperienza olistica che coinvolge vista, tatto, udito e che ha luogo nel contesto urbano della città. Grey Issue (Numero Grigio) si concentra inizialmente sul concetto di immagine poetica come immagine di liberazione, in opposizione all’immagine commerciale come immagine di oppressione. Questo numero esplora poi l’architettura come immagine ed indaga la relazione tra architettura e corpo. White Issue (Numero Bianco) è pensato invece come un archivio fotografico e raccolta di varie impressioni e riflessioni sull’architettura e la città. Il layout utilizzato in questo numero è più libero, con maggior presenza di spazi bianchi, che danno respiro alle pagine, in opposizione complementare ai numeri precedenti, più densi di informazioni e testo. Oltre al linguaggio tipografico, un’altra componente fondamentale delle pubblicazioni è la fotografia, la quale va a completare e ad aggiungere alla selezione di saggi. Sull’uso dell fotografia nell’architettura si potrebbe argomentare che rappresentare l’architettura attraverso le lenti di una macchina fotografica riduca l’architettura a semplice arte retinica, che eleva la vista come senso più importante, a discapito degli altri sensi. Inoltre, si potrebbe aggiungere che in una fotografia l’architettura perde la sua plasticità. Io credo però che sia possibile catturare la tridimensionalità, la plasticità e le sensazioni tattili attraverso la fotografia, la quale non è a servizio della sola estetica, ma riesce a dare vita e voce agli edifici. Lo scopo delle mie fotografie è quello di catturare frammenti, angoli, momenti di luce e ombra, linee e forme che tutte insieme creano una visione di uno spazio sconosciuto, ma che possiede la giusta atmosfera e condizione per rallentare il tempo e favorire un’esperienza profonda e significativa. Ho inoltre deciso di scattare in analogica per applicare il principio della lentezza ad ogni componente del progetto. Come dice la fotografa Hélène Binet, “con l’analogica si percepisce la vita” e possono verificarsi errori nell’esposizione o nella messa a fuoco che ti trasportano in un posto in cui non eri mai stato, aggiungendo una componente umana alla fotografia. Il progetto ha il potenziale di parlare ad un pubblico variegato di persone che condividono un interesse nell’arte e nell’architettura. Sebbene la natura degli scritti sia di carattere filosofico e riflessivo, grazie al modo in cui le pubblicazioni sono piegate, esse possono essere approcciate anche solo come cataloghi fotografici, pertanto possono essere apprezzate da studenti delle scuole superiori così come da accademici e professori. Il modo in cui le pubblicazioni sono piegate è pensato proprio per permettere al lettore di leggerle in almeno due modi diversi: quando la pubblicazione non è completamente aperta sono visibili solo le fotografie, mentre quando la pubblicazione viene aperta completamente, il testo viene rivelato, aggiungendo un altro livello di complessità. È presente però una componente di imprevedibilità in come il lettore interagirà con l’oggetto fisico, pertanto questa interazione potrebbe generare nuove combinazioni e modi di lettura delle pubblicazioni. Il formato è pensato per fare in modo che il lettore esplori le pubblicazioni con lentezza e con intenzione, dato che la struttura non è così immediata come quella di un normale libro.

Concept 

Reflections of architecture è stato realizzato nei primi mesi del 2022 come progetto di tesi per il corso di laurea triennale in Graphic Communication Design alla University of Westminster di Londra. Il progetto è composto da tre pubblicazioni, le quali affrontano temi legati all’architettura e i sensi attraverso fotografie in bianco e nero (scattate in analogica da me personalmente) e una selezione di saggi estrapolati dai libri dell’architetto e filosofo Juhani Pallasmaa. Il progetto è nato da una ricerca personale sul concetto di “slowness” (lentezza) applicato a pratiche artistiche contemporanee come architettura, fotografia e arte. Questa ricerca iniziale ha portato ad una successiva ricerca più dettagliata sul tema dell’architettura legata ai sensi. Il concetto di lentezza è infatti strettamente legato ai sensi: agire con lentezza affina i nostri sensi, i quai elevano la nostra percezione del tempo e dello spazio e ci consentono di essere presenti nel momento senza soccombere alle dinamiche accelerate dell’epoca in cui viviamo. Ho scelto di trasformare questa ricerca in un progetto editoriale, e non digitale, perché un oggetto stampato, così come l’architettura, possiede una fisicità e tridimensionalità che può venire a mancare in un ambiente digitale. Inoltre, interagire con un oggetto fisico coinvolge e stimola maggiormente i sensi. Attualmente il progetto non è stato candidato per altri concorsi e non è ancora stato esposto. Verrà esposto a Giugno 2022 alla Graduation Show alla University of Westminster e a Luglio 2022 all’evento New Designers che si terrà a Londra.

Bio 

Sono Erica Ciuffreda, una giovane laureata in Graphic Communication Design alla University of Westminster a Londra. Dopo aver studiato al Liceo Linguistico in Italia, nel 2019 mi sono trasferita a Londra per proseguire gli studi in Graphic Design, per il quale sentivo di avere una forte passione. Sono una persona molto determinata, curiosa e riflessiva, amo condividere, imparare e sperimentare. In questi anni di studio mi sono appassionata alla tipografia, all’arte e alla fotografia, discipline che dialogano spesso nei miei lavori attraverso un approccio minimale al design. Come designer, il mio obiettivo è quello di creare uno spazio dove il linguaggio visivo e l’emozione convivano, attraverso uno stile pulito e minimale. Cerco di spingermi sempre oltre la sola bellezza estetica e di creare qualcosa che lasci il segno e generi cambiamento. Inoltre, il mio approccio innovativo e delicato alla tipografia mi ha permesso di ricevere una menzione di Merito e la qualifica di membro della International Society of Typographic Designers (ISTD) con la mia pubblicazione “Invisible Cities”. Attualmente lavoro volontariamente come Designer Editoriale per il magazine The Movement Movement, il primo magazine indipendente creato da donne per donne nel mondo dello sport. Lavorare al magazine mi ha portato a collaborare con un meraviglioso team di donne creative, facendomi carico di tutte le scelte riguardanti il design del magazine e avendo la possibilità di inserirmi nel panorama dei magazine indipendenti, per i quali nutro una forte passione. Il mio sogno, infatti, sarebbe lavorare come grafica nel mondo dell’editoria. Recentemente ho inoltre collaborato come Designer Grafica per un brand di moda di lusso, creando loro il logo e l’identità visiva. Questa esperienza mi ha insegnato come applicare le mie capacità in diversi contesti e mi ha insegnato come entrare in contatto con vari brand.

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2022

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Censura. Commissione per la revisione delle opere cinematografiche // Caterina Cerni

Descrizione progetto

Indagine sul meccanismo di Revisione Cinematografica (un tempo definito Censura). Per la realizzazione del progetto è stata visitata la sede fisica della Revisione Cinematografica, situata a Roma. Sono state intervistate diverse persone dell’ambito e visitati gli archivi presenti in sede.
Realizzato dall’autrice durante il corso di Progettazione per l’Editoria – tenuto da Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi – presso ISIA U / Biennio Magistrale in Comunicazione e Design per l’Editoria.

Concept

Focus del progetto è il controllo che lo Stato italiano attua sulla proiezione delle pellicole cinematografiche, in un contesto socio-culturale in cui il World Wide Web è il principale veicolo di contenuti multimediali.

Bio 

Caterina Cerni si occupa di visual ed editorial design, dedica la sua ricerca alla comunicazione del patrimonio culturale.

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