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2024

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Retroforma, la scoperta di sè attraverso l'intelligenza artificiale // Francesca Cozzolino

Descrizione progetto

Quante volte, noi designer o creativi ci siamo sentiti dire queste parole: “Hai sbagliato! Non è così che si progetta! Non è così che funziona!” Ed ecco che l’errore è diventato il principio cardine su cui si sviluppa l’intero processo del mio progetto di tesi. Nell’immaginario comune l’errore è considerato un limite, ma con questo progetto vi dimostrerò che non è esattamente così. E quale strumento migliore per dimostrare che l’errore e il caso spesso sono sinonimi di creatività, se non quello che ci viene offerto dall’intelligenza artificiale?. (Ci tengo a specificare inoltre che il progetto è nato più di un anno fa, quando l’intelligenza artificiale era ancora in fase sperimentale e non era ancora del tutto entrata a far parte delle nostre vite come oggi). Queste immagini sono state prodotte con il software di Ai Midjourney attraverso dei comandi testuali e attraverso un vero e proprio dialogo basato su domande che ho posto al software. Il progetto, intitolato “Retroforma: La scoperta di sé attraverso l’intelligenza artificiale”, si compone di tre serie fotografiche. La prima esplora il tema della maschera, rappresentando la percezione dell’essere tra forma e identità. La seconda affronta le emozioni, cercando di comprendere le percezioni umane attraverso scenari tipici. La terza serie si concentra sulla decontestualizzazione emotiva, evidenziando la contrapposizione tra stato d’animo e luogo. Il progetto abbraccia l’errore come elemento creativo, sottolineando come l’intelligenza artificiale possa supportare nuove forme di creatività. L’obiettivo è ridefinire la concezione negativa delle macchine, dimostrando che strumenti come Midjourney possono contribuire a una creatività innovativa. E come disse David Holz, il fondatore di Midjourney «L’obiettivo è rendere gli esseri umani più fantasiosi, non creare macchine fantasiose».

Concept:
Il progetto abbraccia l’errore come elemento creativo, sottolineando come l’intelligenza artificiale possa supportare nuove forme di creatività: Strumenti come Midjourney supportano e accentuano nuove forme di creatività, dovute molto spesso anche all’errore, i risultati non sono sempre precisi e delle volte ritroviamo difronte delle cosiddette anomalie ed imperfezioni. Il progetto è composto da delle immagini che sono state prodotte con il software di Ai Midjourney attraverso dei comandi testuali e attraverso un vero e proprio dialogo basato su domande che ho posto al software; un dialogo che apre ad ulteriori domande, che possono ora essere attivate dall’AI come portale verso dimensioni fantastiche, o crudeli riflessi di una realtà che non ci piace. Il progetto, intitolato “Retroforma: La scoperta di sé attraverso l’intelligenza artificiale”, si compone di tre serie fotografiche. La prima esplora il tema della maschera, rappresentando la percezione dell’essere tra forma e identità. La maschera è espressione di presenza, rappresentazione della propria identità, ma allo stesso tempo la maschera è anche protezione. La seconda affronta le emozioni: Percezioni e rappresentazioni. Nel prompt descrivo quelli che sono degli scenari tipo, sarà l’intelligenza artificiale, a fare un viaggio introspettivo dentro di noi e a capire quale emozione corrisponde a tale contesto. La terza serie si concentra sulla decontestualizzazione emotiva, estrarre dal proprio contesto: Le immagini prendono vita in una decontestualizzazione che vede una contrapposizione tra stato d’animo e luogo. Il mio progetto ha avuto questa doppia valenza: Da una parte ha sfruttato in modo positivo l’errore derivato dalla macchina e dall’altra ha avuto come obiettivo quello di rivalutare la concezione negativa della macchina che tanto temiamo, a favore di una creatività nuova.

Bio:
Mi chiamo Francesca, ho 24 anni e sono laureata in graphic design e comunicazione visiva e ho un ottima capacità riassuntiva.

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More Human Than Human // Stefano Ferrari

Descrizione progetto

More Human Than Human è il progetto editoriale che racchiude la mia tesi di Laurea Magistrale in Design della Comunicazione, presentata a Maggio 2023. Il progetto nasce come strumento al servizio dei designer che si approcciano al mondo dell’IA, trattato da un punto di vista semiotico e post-umano.

Concept:
More Human Than Human approfondisce la relazione tra i designer e i nuovi strumenti basati sull’IA e come il dialogo che si instaura con queste tecnologie possa concretamente influenzare il nostro modo di progettare artefatti audiovisivi. Nella tesi viene presentato il concetto di IA tramite metafore visive e schemi riassuntivi. Adottando un approccio semiotico, viene approfondito il concetto di macchina pensante, analizzandone le capacità, i limiti e i potenziali rischi per i progettisti. Si conclude che il dialogo con le alterità tecnomorfe, ci permette di esternalizzare alcune delle nostre capacità e dunque di concentrarci su quegli aspetti che più ci rendono umani, come la capacità di ascolto e l’empatia. Saremo quindi noi stessi a diventare “più umani” grazie all’ibridazione con l’alterità. Infine, viene proposto un nuovo sistema di catalogazione per gli strumenti basati sull’IA, pensato per aiutare i designer a identificare nuovi partner tecnologici per la progettazione di video.

Bio:
Per me la tecnologia è sempre stata un rifugio e allo stesso tempo un portale su nuovi mondi. Mi piace sperimentare con nuovi software e hardware per capirne o hackerarne il funzionamento. Quando ho iniziato a studiare Design al Politecnico di Milano, ho trasferito questo approccio anche al mio metodo progettuale. Oggi lavoro come fotografo e regista presso uno studio di Milano e sperimento con nuove soluzioni basate sull’IA per portare idee e tecniche innovative in questo campo.

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Mia mamma non vuole che io faccia la spesa // Andrea Lo Nano, Michele Morando

Descrizione progetto

“Mia mamma non vuole che io faccia la spesa” è una fanzine estratta da “Incomprensione, frustrazione e disabilità”, ricerca che esplora l’incomprensione nella disabilità. Il progetto è stato esposto durante Palermo Zines e presentato in occasione della mostra “Incomprensione” a Termini Imerese.

Concept:
“È vero che due persone che hanno vissuto tutta una vita insieme finiscono per assomigliarsi. Fanno tante esperienze in comune, che non solo i pensieri, ma anche i volti a lungo andare finiscono per avere la medesima espressione.” (I.Bergman, L’ora del lupo, 1968) Abbattute le interferenze e le barriere d’incomprensione, i volti tornano ad assumere nuove forme, le parole tornano ad essere libere di esprimersi e relazionarsi. Privi di cortocircuiti comunicativi, il verbale e il non-verbale si mischiano in una baraonda di contenuti interpolati. Le parti del corpo e le frasi pronunciate, prima indistinguibili, cominciano ad assomigliarsi e creare relazioni metamorfiche nello spazio. Un sentimento ‘perturbante’ che oscilla tra l’assurdo e l’estremamente familiare, disinibisce e riattiva sfumature peculiari della disabilità. ‘Mia mamma non vuole che io faccia la spesa’ è un fluido unico di informazioni, a volte poco discernibili, che si espande e muta nel tempo a discrezione del fruitore. Un libro-diario che raccoglie emozioni, ricordi, estratti di diario, schizzi, fotografie dall’archivio di ricerca.

Bio:
Andrea Lo Nano nel 2022 entra a far parte di Cripta747 supportando il team nelle attività di comunicazione. Attualmente frequenta Arti Visive allo IUAV Università di Venezia. Michele Morando nel 2022 fonda il team studentesco Tessuti Urbani (Politecnico di Torino). Attualmente lavora per il brand Sebago come Footwear Developer. Laureati entrambi in Design e Comunicazione al Politecnico di Torino, sviluppano una tesi in collaborazione con la ONLUS di Torino “I Buffoni di Corte”.

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PASSAGGI di SEGNI // Beatrice Vincenti, Francesca Somaini, Ilaria Sparano

Descrizione progetto

PASSAGGI di SEGNI nasce con l’obiettivo di indagare e sperimentare le pratiche artistiche che rientrano in ciò che viene definito ready-made. La ricerca si basa su un oggetto in particolare, il marchio da pane. Il progetto parte dalla storia dei timbri e marchi da pane che nascono nel contesto dell’arte pastorale antica della Basilicata, ogni famiglia ne possedeva uno ed era utilizzato per marchiare l’impasto per poi essere cotto nei forni a legna del paese. Il marchio da pane non è solo oggetto d’uso ma anche opera d’arte. A questo studio dell’oggetto si è aggiunta l’operazione di ready-made, un’azione che riprende quella fatta in passato dai pastori che intagliavano i marchi da pane. È stato infatti progettato un font con tre pesi differenti chiamato SegnoSans, in stretto legame con i tratti distintivi dei timbri da pane, e con l’identità visiva che solo un marchio e un carattere tipografico riescono a creare. Tutto il progetto è quindi un continuo scambio e dialogo tra documentazione, fotografia e progettazione.

Concept:
La progettazione di un font è un processo affascinante che unisce arte, design e tipografia. Ogni font ha una personalità unica che influenza la nostra percezione e l’esperienza visiva di un testo. La scelta di progettare questo carattere tipografico, ispirandosi a un oggetto tradizionale e al tempo stesso insolito, nasce dalla volontà di mettere in atto una nuova operazione di ready-made. Questi timbri, o marchi, sono infatti strumenti in legno utilizzati per segnare il pane prima della cottura, creando così motivi decorativi e distintivi. La prima operazione di ready-made è stata sicuramente attuata in passato nel momento in cui l’arte pastorale ha portato alla formazione di questi marchi, attingendo ai classici timbri e marchi a inchiostro o per incisioni. In questo progetto, il ready-made comporta una nuova evoluzione di questo passaggio, prendendo i marchi da pane intagliati e utilizzandoli come matrici per la creazione di un carattere tipografico unico. L’idea di creare un font basato su questi timbri da pane di Matera apre quindi un mondo di possibilità. Ogni glifo del font incorpora la forma e i tratti distintivi del timbro, donando un aspetto raffinato e artigianale che cattura l’essenza della tradizione locale. Il processo di creazione di questo font è nato con la ricerca nella vasta collezione di timbri da pane disponibili, selezionando quelli più rappresentativi e affascinanti. Successivamente, ogni timbro è stato analizzato per estrarre le forme, le proporzioni e i dettagli distintivi utilizzati poi per disegnare i singoli caratteri del font. Il carattere tipografico progettato presenta soltanto i glifi in maiuscolo, dal momento che le matrici di ispirazione e di riferimento (le iniziali delle famiglie) sono intagliate in maiuscolo. La progettazione di questo carattere tipografico è un esempio affascinante di come il design tipografico possa andare oltre le convenzioni e trovare ispirazione in luoghi insoliti. Il risultato finale di questo processo è un font unico, che porta con sé l’eredità culturale e l’identità visiva dei marchi da pane di Matera. Questo font può essere utilizzato in una varietà di contesti, come nel design di loghi, nell’editoria o nella comunicazione visiva. A ogni utilizzo questo carattere trasmetterà un senso di autenticità e connessione con la storia e la tradizione materanea, portandone visivamente i tratti distintivi direttamente collegati a quelli intagliati in passato nel contesto dell’arte pastorale. Questo passaggio di segni, attinge alla tradizione di una cultura artigianale in cui il design, apparentemente nascosto, è presente in moltissime operazioni. Un percorso quindi guidato proprio dai segni che parla di tradizione, identità, caratterizzazione e appartenenza. Il font, chiamato SegnoSans, è infine un omaggio alla maestria artigianale e alla ricchezza culturale di Matera, che continua a influenzare e arricchire il presente.

Bio:
Beatrice Vincenti, Francesca Somaini e Ilaria Sparano sono tre studentesse dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Urbino. Questo team composto da due grafiche e una fotografa nasce nell’università durante il corso di Progettazione per la fotografia supervisionato dal docente Mario Cresci. La loro collaborazione si è subito consolidata grazie a un interesse comune: le tradizioni. Provenienti da tre diverse parti d’Italia (nord, centro e sud) hanno unito le loro conoscenze e le loro competenze grafiche e fotografiche per dar vita a progetti editoriali sempre diversi e innovativi basati sulle culture e le diverse tradizioni popolari.

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Glossario Senza Meta // Michela Landoni

Descrizione progetto

Dimensione: 23×14,5 | Pagine: 64 | Carta: Favini Blu
Il progetto editoriale ha avuto origine nel contesto del corso di laboratorio fotografico per l’indirizzo in graphic design avanzato presso il C.f.p. Bauer, al quale entrambi siamo iscritti. La realizzazione del libro è stata completata nel gennaio del 2024. Il brief iniziale prevedeva la creazione di fotogrammi in camera oscura, utilizzando tali immagini per comporre un erbario che, tuttavia, non necessariamente avesse come soggetto erbe o piante. Abbiamo optato per la realizzazione di collage attraverso diverse tecniche, successivamente impressi in camera oscura. Il prodotto finale si presenta come un glossario arricchito da frammenti urbani, con un’estetica che richiama quella di un libro economico e urbano accessibile a tutti.

Concept:
“Glossario Senza Meta” è un progetto che nasce dalla volontà di esplorare il legame tra l’individuo e l’ambiente urbano, attingendo dagli studi dell’avanguardia artistica Situazionista e dai relativi scritti sulla Psicogeografia e sulla deriva urbana. La deriva, come principio guida, permette un’esplorazione libera e personale dello spazio urbano, dove esperienze e iterazioni si compongono e scompongono. Il progetto inizia riconoscendo il manifesto come mezzo di comunicazione dialogico tra le persone e il territorio. Sono stati strappati e prelevati affissioni da diversi quartieri della città di Milano, per poi creare dei collage, ancora una volta prendendo spunto dal concetto di detournement, termine teorizzato dal movimento dell’Internazionale Lettrista e Situazionista degli anni Cinquanta. Questo concetto si basa sulla volontà di creare nuove visioni culturali rispetto a quelle imposte dalla cultura di massa, modificando immagini pubblicitarie con variazioni che producono uno scarto di senso. I collage così creati sono stati successivamente fotografati, con la tecnica del fotogramma, in camera oscura. Il progetto finale si presenta come un Glossario (senza meta) che include termini relativi al situazionismo francese, alle tecniche di Jiří Kolář riferite ai collage presenti nel testo e a delle fotografie dei luoghi e dei quartieri da cui sono state prelevate le affissioni, per offrire un ulteriore livello di lettura. In copertina sono elencati tutti i termini interni al glossario, mentre la sovracopertina può essere separata dal libro e utilizzata come affissione.

Bio:
Ciao sono Michela ho 25 anni e abito in provincia di Varese. Mi sono laureata in Graphic Design per l’impresa all’accademia di belle arti di Udine e successivamente ho lavorato in due studi grafici a Padova e a Trieste. Ho continuato ad alimentare la mia passione verso la ricerca di nuove prospettive e questo mi ha profondamente sensibilizzato sull’essenziale ruolo della comunicazione visiva nel contesto culturale e territoriale. Il design, come linguaggio visivo, si rivela fondamentale nel processo di esplorazione, comprensione e valorizzazione delle diversità che arricchiscono il territorio in cui viviamo. Attualmente sono iscritta al corso di Graphic Design Avanzato presso C.f.p Bauer.

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Memetic Warfare Vol.1 - Gaza Conflict // Ginevra Bernasconi, Nicola Maria Patitucci, Federico Gajo, Francesco Scarfone, Carlotta Sereni, Michele Venini

Descrizione progetto

Il progetto è frutto del corso di Cultura dell’Immagine Digitale svolto al primo semestre del corso di Laurea Magistrale in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano. Il progetto nasce da una ricerca sul tema dei meme e della memetic warfare. Non è mai stato esposto né candidato.

Concept:
In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale, i meme hanno assunto un ruolo centrale nella nostra interazione quotidiana. Non si limitano ad essere un ilare passatempo, ma sono diventati una vera e propria forma di linguaggio. Nati all’interno della libertà della rete, i meme sono mutati in influenti strumenti di marketing e di propaganda politica, spesso in modo controverso. Memetic Warfare Vol.1 si propone di rappresentare memeticamente le diverse e complesse sfaccettature del conflitto israelo-palestinese senza dare risposte ma, al contrario, stimolando la nascita di nuovi spunti di dibattito e riflessione: come i meme ci descrivono questo conflitto? Che opinione ci siamo fatti a riguardo? Esiste un buono, esiste un cattivo?

Bio:
Ginevra (23), Nicola (22), Federico (23), Francesco (22), Carlotta (23) e Michele (22), sono 6 studenti del Politecnico di Milano che frequentano il primo anno della laurea magistrale in Design della Comunicazione. Ognuno con la sua storia personale fatta di percorsi estremamente diversi tra loro, si trova accumunato da una forte passione per il design e la grafica, motivo che li ha uniti in questo progetto e percorso formativo.

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Healthy Mind, Wealthy Body - what's the toll of a journey to enlightenment? // Chiara Chiavazza

Descrizione progetto

Healthy Mind, Wealthy Body è il mio progetto di tesi per il master di Editorial Design dell’Elisava, stampato a giugno 2023 dopo un anno di ricerca e sperimentazione. È stato esposto alla galleria Te Quiero Mucho nel luglio 2023 ed è attualmente candidato agli ADG Laus Awards, categoria Studenti.

Concept:
Il libro è una guida che assiste chi vuole avvicinarsi alla spiritualità, evidenziando i rischi di questo viaggio: la commercializzazione di tradizioni indigene, la capitalizzazione dei nostri problemi esistenziali, la contraddizione nel qualificare il valore spirituale di una persona con l’acquisto di prodotti e servizi superflui. La guida alterna serietà e linguaggio analitico a ironia e dissacrazione: screenshot dai social media ed elementi da e-commerce si scontrano con istruzioni e approfondimenti sulle pratiche trattate. Dopo un’introduzione, vengono affrontate dodici pratiche spirituali: solo alla fine si scopre il prezzo da pagare per essere definiti “spirituali”. Nella conclusione il tono diventa critico esaminando come l’acquisto, la condivisione sui social, modelli sbagliati e felicità apparente minano la concezione della spiritualità. Artigianalità e digitale convivono nel libro: rilegatura aperta, formato simile a uno smartphone, custodia di plastica impreziosita da adesivi.

Bio:
Mi chiamo Chiara Chiavazza e ho 26 anni. Ho iniziato il mio percorso nel mondo del graphic design allo IAAD di Torino nel corso di Communication Design, proponendo una tesi di laurea in collaborazione con Libreria Bodoni che ha acceso la mia passione per il design editoriale. Dopo due anni di esperienza come social media manager per il brand Superga, ho intrapreso il Master di Editorial Design presso l’Elisava di Barcellona.

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Casa Dolce Caso // Lorenzo Bertozzi, Matteo Boem, Sara Goi, Rachele Serafini

Descrizione progetto

Casa dolce caso nasce come progetto durante il laboratorio di comunicazione 3 nel contesto dell’università IUAV di Venezia. Il corso si poneva l’obiettivo di creare un catalogo per una mostra fittizia, con tanto di piano comunicativo che promuoveva l’ipotetica mostra. Il progetto editoriale è stato ultimato il 12 febbraio 2024, perciò non è ancora stato presentato in altri concorsi o mostre.

Concept:
Casa dolce caso si presenta come contenitore di una proficua ricerca volta ad intrecciare il mondo della fantasia agli spazi domestici, scardinando il mito rispetto al quale, questa magica facoltà risulta essere affibbiata e relegata esclusivamente al mondo dell’infanzia. Il cuore del progetto risiede negli articolati meccanismi della fantasia e dell’immaginazione, estrapolati dai libri di Rodari e Munari. La ricostruzione di questi mondi fantastici si concretizza attraverso la tecnica del collage: il lettore/visitatore è invitato a percorrere un viaggio in un mondo fantastico, esplorando i meandri delle facoltà immaginifiche, dai suoi lati più colorati a quelli più oscuri.

Bio:
Mi chiamo Lorenzo Bertozzi, nato a Cesena il 07/10/1999 e sono un Graphic Designer, laureato alla triennale di San Marino e laureando alla magistrale IUAV di Venezia. Prediligo principalmente progetti editoriali e di brand identity, utilizzando il linguaggio fotografico e tipografico; ultimamente sto prediligendo il linguaggio animato, sperimentando con il motion graphic.

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lo spazio in mezzo // Gabriele Sponsiello

Descrizione progetto

Un progetto mai pubblicato che partendo dal font Helvetica studia le forme interne delle lettere per arrivare a dei pattern modulari, il libro ha l’obbiettivo di mostrare i pattern non come decorazione superflua ma un modo per mostrarne i dettagli delle forme mettendole in relazione tra di loro.

Concept:
Con questo libro voglio comunicare che la decorazione non va trattata come una cosa superflua da perdere in favore del minimalismo, ma può diventare un valore ed uno strumento per dare profondità in vari contesti e prodotti nonché poter raggiungere essa stessa un grado di semplicità ed equilibrio pari alla tipografia. Se utilizzati in linea con il linguaggio moderno sono dell’idea che i pattern siano un tipo di decorazione valida e molto efficace per creare armonia visiva, dipende da quanto vicino si osserva un pattern può diventare un intricatissimo disegno ed al tempo stesso una semplicissima macchia. Un’altra cosa che ho capito mentre studiavo Helvetica per la realizzazione del libro è l’importanza di interessarsi a ciò che si guarda non solo sorvolare con gli occhi ma vedere ed osservare i dettagli per prenderne ispirazione, se non lo avessi fatto non avrei mai notato l’intricata bellezza dello spazio in mezzo alle lettere.

Bio:
Mi chiamo Gabriele Sponsiello, sono uno studente aspirante graphic designer, ho 20 anni e vengo dalla nebbiosissima Padova. Ho frequentato un liceo artistico dove mi sono innamorato del design, sono un fanatico del disegno e della tipografia. Mi diverto a creare composizioni con figure e lettere sfruttando pattern e colori vivaci, Adoro suonare diversi strumenti tra basso o chitarra e sono un appassionato di sport come l’arrampicata che ho praticato a livello agonistico per diverso tempo.

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Ginkgomag. Bastione naturale in prospettiva ariosa. // Ginkgo APS

Descrizione progetto

Ginkgomag è un magazine trimestrale pubblicato per la prima volta nell’aprile 2023, primo progetto di Ginkgo Aps. Ogni numero prende il nome da un tema generale, è caratterizzato da un unico colore dominante e ospita, nel lato interno, un’opera artistica sempre diversa che diventa un poster 100×70.

Concept:
GinkgoMag nasce in una città, non è importante quale, perché al contempo si trova in provincia di qualcos’altro. Rimbalza fra metropoli varie, torna a casa e riparte. \nVuole diffondere e/o creare nuove e sostenibili modalità di fruizione dello spazio pubblico da parte della comunità. Nasce nei luoghi in cui non ci sentiamo rappresentati, dove percepiamo il bisogno di scuotere, sparpagliare foglie colorate e odori pungenti. Come il Ginkgo Biloba, simbolo di resistenza e longevità, non riconosciamo limiti geografici o culturali. Piantiamo le nostre radici nel vuoto, per crescere con i venti.\nNon vogliamo essere la bussola né il faro che illumina la strada. GinkgoMag è una domanda, la risposta che cerca è generazionale. Abbiamo risposte individuali, ma vogliamo quelle collettive. Certo le circostanze non sono favorevoli, e quando mai? Bisogna quello che è, bisogna il presente.

Bio:
Ginkgo APS è un collettivo nato a Pistoia nel 2022 dall’idea di 8 persone di età compresa fra i 20 e i 27 anni con l’intento di creare un ponte fra la provincia in cui le persone sono nate o cresciute e le metropoli dove stanno vivendo attualmente per motivi di lavoro o studio; un ponte capace di creare un dialogo non soltanto spaziale, ma anche culturale e intergenerazionale. Il progetto nasce all’interno di un più ampio processo di rigenerazione urbana, curato in parte anche dal collettivo.

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