DURO // Fabiana Mazzocchetti, Chiara Pastori, Alexa Tamburrini, Beatrice Vallorani
Se la prima cosa a cui pensi leggendo il titolo Duro è una rivista sugli uomini, allora probabilmente vivi anche tu in una società maschio-centrica che riconosce il maschio alpha come unico modello. Se invece ti viene in mente un cazzo, va bene lo stesso. Era il 1980 quando i The Cure cantavano “Boys don’t cry”, dando voce alla concezione per cui gli uomini non piangono, perché le lacrime sono sintomo di vulnerabilità e no, ai maschi non è concessa. A distanza di parecchi anni le cose non sono molto diverse.
Su TikTok c’è un nuovo trend, un meme introdotto dalla dicitura “the masculine urge to” seguita da luoghi comuni sull’uomo maschio, colui che è portato a nascondere le proprie emozioni sotto una buona dose di virilità, dura e ostinata. Eppure le articolazioni del nostro corpo non sono fatte per rimanere rigide, sono flessibili e capaci di adottare posizioni incredibili.
Ci permettono di stare in piedi, ma anche in ginocchio in segno di fragilità, a volte sconfitta, in preghiera o per la comoda riuscita di un buon lavoro di bocca. E allora perché continuare a portare avanti la similitudine dell’uomo maschio come se fosse una roccia? Duro è un magazine che racconta quello che gli uomini non dicono. Tutto quello che non è galateo, che viene taciuto per vergogna, per timore di essere giudicati, di non essere compresi o rispettati. Il primo numero è un percorso che esplora il piacere ma parte dal desiderio: quello di decostruire i luoghi comuni legati alla sessualità maschile.
Il sesso diventa un pretesto per approfondire la complessità dell’identità di genere, in grado di descrivere chi uomo è e chi uomo si sente, senza soffermarsi mai troppo sul senso del pudore. Il Piacere di Duro entra nell’intimo delle tematiche di genere, parlando di verginità, performance, masturbazione, violenza di gruppo, pornografia, sex workers, sex toys, sexting e tante altre cose che iniziano con sex.
Per superare il nostro limite di essere soprattutto donne che danno una voce al sentimento maschile, l’intenzione del magazine è l’adozione di uno sguardo quasi analitico sul fenomeno di interesse, con storie quotidiane di uomini che si raccontano, arricchite da interviste a esperti di settore, dall’industria del porno alla psicologia umana. Tra le pagine del magazine non leggerai spiegazioni paternalistiche né tantomeno una demonizzazione del femminismo, troverai invece un linguaggio inclusivo, inteso non con l’uso di schwa o asterischi, ma come narrazioni dedicate a tutt* (ops).
Non ci importa se, con chi o con cosa ti piace godere. Ci interessa invece allontanarci dall’accezione tossica del maschio duro e mettere a fuoco una visione reale, umana.
Concept
Il progetto nasce durante il corso di Art Direction presso NABA a Milano e presentato in Triennale il 5 luglio 2022 in occasione dell’evento “The Crystal Ball of Mag. Il Magazine come dialogo universale”.
Bio
Il collettivo nasce durante il corso di Art Direction presso la NABA, a Milano. È composto da quattro donne che decidono di creare un dialogo sugli uomini, alla ricerca di nuovi modelli anti patriarcali. Motivo per cui, una volta concluso l’esame, DURO acquisisce una vera propria redazione con un programma editoriale a lungo termine, diventando così un magazine prossimo alla pubblicazione. Provenienti da ambienti e percorsi formativi differenti, le competenze vengono perciò spartite in grafiche, progettuali, strategiche e creative. Tenendo a mente la responsabilità etica del nostro lavoro, che è anche quel che ci unisce, riconosciamo l’importanza sociale del design, con la sua potente capacità di immaginare, progettare e guidare un certo tipo di sguardo sui fenomeni della realtà. Supportato da ricerche in continuo aggiornamento, il collettivo di DURO si allinea sull’attualità dei fatti e li questiona, con l’obiettivo di stimolare un dibattito costruttivo a partire da domande, articoli e molto altro.
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