Editorial Design
2021

Gallery

Sottovuoto // Ginevra Scipioni

Descrizione progetto

Progetto di tesi per la BA in progettazione grafica e comunicazione visiva all’ISIA di Urbino. La lavorazione del progetto è iniziata a Gennaio 2021 e terminata a Giugno. Non è stato candidato per altri concorsi e non è stato esposto.
È nato dalla necessità di parlare di Spazio, riflettere sui vari aspetti e condividere delle esperienze che, per quanto possano sembrare intime e personali, sono comuni, coinvolgenti e inclusive. Il libro ha copertina rigida, cartonato e dentro ci sono quartini french fold che fungono da contenitori e non solo da supporto testuale. Al loro interno vi sono le foto. Si notano nella trasparenza della pagina e si possono estrarre, scartare. Si spacchettano come delle scatole. Estraendole il libro si svuota. Sta all’utente scegliere come interagire con le immagini e con i testi.

Il libro è diviso in due parti: una parte teorica in cui si rifeltette sulla percezione dello spazio e si citano autori come Perec, Merleau-Ponty per riflettere sullo spazio in senso lato, si parla di città con Koohlaas, di limite e confine con Victor e Augè, si riflette sul significato di abitare e non abitare, suoi luoghi e i non luoghi e sulla memoria dello spazio. Ad affiancare le argomentazioni teoriche sono dei brevi racconti, delle impressioni, dei pensieri sull’esperienza condivisa di Lido di Spina. In entrambe le parti si riflette sulla percezione degli ambienti, sulla presenza e sull’assenza di elementi di riconoscimento attraverso i quali ci si orienta e ci si perde. Dunque nel progetto vengono trattati due situazioni dove protagonista è l’assenza e il congelamento di uno spazio.

Concept

La casa si svuota, non è più abitata, ora è un spazio provvisorio, delle sale d’attesa. Gli oggetti sono in transito e con loro anche il loro valore muta. Tutto molto velocemente, per non soffrire troppo di nostalgia, e per cercare di accogliere la serenità e la spensieratezza del “nuovo” il prima possibile. Le stanze sono solo pareti bianche e la memoria di quegli spazi viene fugacemente assorbita dagli oggetti che li abitavano. Così la casa abitata diventa un non luogo, o meglio, una non abitazione, perché si trasforma in un luogo di transito e di attesa per un qualcosa altrove.
È possibile considerare il trasloco come un rito necessario per definire l’abbandono di uno spazio e la nascita di un nuovo luogo abitato? Dopo quanto tempo si sente di abitare un luogo? Come cambia la percezione di uno spazio, di un luogo, di una casa col tempo? Da cosa si determina il vissuto? Da cosa si vede che una casa è abitata? L’intento di questo progetto non è quello di rispondere a queste domande, ma raccontare una personale esperienza per poterne sollevare molte altre.
Ginevra ha utilizzato Lido di Spina per parlare, attraverso uno specchio, di uno spazio più intimo e personale che ha vissuto e non vissuto allo stesso tempo, in modo tale da poter condividere un percorso e un’esperienza più comune al fine di rendere collettiva un percorso apparentemente individuale. Così anche Lido di Spina assume le stesse sembianze. Gli edifici della città e i pochi oggetti sono rovine di una realtà inesistente.
Questo progetto è stato sviluppato con la volontà di allestire e organizzare uno spazio nel quale i diversi progetti e testi citati nel libro possono interagire liberamente. È presente anche il desiderio di riportare il percorso ad una ciclicità data dal turbine di avvenimenti inevitabili. La nuova casa. La nuova casa è ancora vuota, vecchia, con mura e pavimenti sporchi. Presto inizieranno i lavori che per via della pandemia hanno tardato di molto. Questa casa nasce per non essere abitata. La riempiremo di oggetti, la puliremo, la abbelliremo ma nessuno ci vivrà. Un altro spazio concepito per non essere vissuto e quindi un’ennesima non abitazione, una rovina, un monumento all’assenza. 

Bio

Nata a Jesi nella provincia di Ancona. Laureata in Progettazione Grafica e Comunicazione Visiva presso ISIA U, ora Ginevra frequenta il Master in Social Design alla Design Academy Eindhoven. Le piace vagare nello spazio libero nel quale perdendosi si riconosce.

Condividi il progetto